Il futuro del lavoro in Europa
Il futuro del lavoro in Europa e nel mondo, mai come in questo periodo, appare incerto. Durante l’inizio della pandemia mondiale causata da Covid-19, importanti enti quali il Mit Technology Review, pensatori e filosofi si sono interrogati sui possibili scenari futuri. In tal senso, un approfondimento è contenuto nell’articolo: Non sarà più come prima.
In questo articolo, si fornisce una panoramica riguardo la situazione del lavoro in Europa, riportata nel report pubblicato dal McKinsey Global Institute dal titolo: “The future of work in Europe”.
Tabella dei contenuti
Lo scopo della ricerca
Il documento: The future of work in Europe, si concentra sui fattori che in futuro influenzeranno i tassi di occupazione e disoccupazione. La ricerca ha analizzato più di 1.000 mercati produttivi in tutta Europa, con l’obiettivo di verificare le conseguenze portate dall’implementazione dell’automazione all’interno delle aziende.
L’analisi è stata condotta quasi interamente prima della diffusione della pandemia e della conseguente crisi economica e sanitaria, scatenata dal Coronavirus.
Il futuro del lavoro in Europa è solo l’ultimo dei documenti pubblicati dal McKinsey Global Institute. Il report è il proseguo di pubblicazioni quali:
- A future that works: Automation, employment, and productivity;
- Jobs lost, jobs gained: Workforce transitions in a time of automation;
- Skill shift: Automation and the future of the workforce;
- The future of work in America: People and places, today and tomorrow.
Automazione, forza lavoro e geografia del lavoro
Prima della crisi economica globale, iniziata nei primi mesi del 2020, la situazione lavorativa e occupazionale in Europa era in lenta ma costante ripresa. Ben 27 tra i 29 paesi del continente europeo analizzati nella ricerca hanno registrato i più alti tassi di occupazione dal 2000.
Secondo la ricerca, la pandemia causata dal Covid-19, potrebbe accelerare l’implementazione dell’automazione e di conseguenza, molte professioni potrebbero diventare obsolete prima del previsto.
Il report del McKinsey Global Institute, grazie ai dati raccolti, evidenzia i seguenti punti:
- 48 città nel continente europeo ospitano il 20% dell’intera popolazione e generano oltre un terzo del lavoro. Le principali città sono Amsterdam, Copenaghen, Londra, Madrid, Monaco e Parigi. Tali centri, attirano lavoratori da ogni parte del mondo e le migrazioni verso queste città provocano una conseguente crescita di popolazione in sfavore dei piccoli centri. Uno dei punti più discussi in tal senso è come il rapido processo di urbanizzazione, reagirà all’improvvisa diffusione delle forme di lavoro da casa o smart work
- Come l’Unione Europea saprà fronteggiare il progressivo invecchiamento della popolazione. Una preoccupazione sostenuta dai dati che dimostrano come in Europa la popolazione in età lavorativa è diminuita dell’1,4% dal 2011.
- Quali competenze i lavoratori dovranno acquisire al fine di essere utili in un mercato del lavoro che sarà sempre più gestito da processi automatizzati, gestiti cioè in parte o totalmente dall’intelligenza artificiale.
In quale contesto il continente europeo si prepara ad affrontare la crisi economica
Tra gli obiettivi principali evidenziati dall’Unione Europea, vi è la riduzione delle disparità tra le varie regioni dell’Europa. Disparità presenti sia all’interno degli Stati, sia tra un paese e l’altro.
I risultati raggiunti nell’ultimo decennio, sono confortanti, in quanto l’Europa, grazie a programmi di finanziamento e sviluppo ben strutturati è riuscita a ridurre le differenze, accentuate soprattutto tra le zone occidentali (più ricche) e le zone orientali (più povere).
Anche l’occupazione, negli ultimi anni è aumentata di circa 10 punti percentuali tra il 2003 e il 2018.
In generale, nonostante la crisi finanziaria del 2008, in circa 10 anni l’Europa è riuscita a colmare molte disparità, grazie ad una crescente partecipazione delle donne e dei lavoratori over 50 al mercato del lavoro.
Se i lavoratori oltre i 55 anni e le donne, hanno in media beneficiato di un miglioramento della situazione occupazionale, i giovani, rimangono una categoria piuttosto ai margini. I livelli occupazionali di questi ultimi, compresi tra i 15 e i 24 anni sono diminuiti del 4%. L’Unione Europea consapevole della gravità del problema, prevede numerosi programmi a sostegno dei giovani, non impegnati né in percorsi di studio né in percorsi di formazione, la così detta generazione NEET.
Com’è diviso il lavoro e l’economia in Europa
L’offerta e la tipologia di lavoro presente in Europa è molto diversa a seconda della zona a cui si fa riferimento. In particolare, la ricerca ha individuato:
- Megalopoli: sono le città con più di 10 milioni di abitanti. In Europa tali città sono rappresentate da Londra e Parigi, metropoli in cui la forza lavoro giovanile è presente e dinamica, così come sono alti i livelli di istruzione.
- Superstars hubs: sono rappresentate da 46 città quali Amsterdam, Copenaghen, Madrid e Monaco. Questi centri registrano un’alta crescita economica ed una conseguente crescita del prodotto interno lordo (PIL).
- Centri abitativi basati sui servizi: ne sono stati individuati 102 (Budapest, Lione, Manchester, Riga). I lavoratori di questi centri abitati hanno una buona istruzione e le aree registrano una buona crescita del PIL.
- Centri altamente tecnologici: comprendono 78 città altamente industrializzate come Stoccarda e Wolsburg in Germania.
- Centri industriali e basati sui servizi: Bologna in Italia e Friburgo in Germania, fanno parte dei 64 centri individuati. Tali luoghi hanno una crescita modesta tuttavia a causa di un’industria e servizi all’avanguardia, rappresentano un’attrattiva per i lavoratori.
- Piccole città non metropolitane: in Europa ce ne sono 267, tali luoghi come Korinthia in Grecia e Mittelburgenland in Austria non sono specializzate in particolari settori produttivi, ma riescono comunque ad attrarre e a dare opportunità ad un buon numero di lavoratori.
- Centri turistici: 98 sono le città in Europa che fanno del turismo la loro principale fonte economica. Le realtà turistiche offrono alte opportunità occupazionali nel settore alimentare, ricettivo e dei trasporti. Tali centri, risultano tra i più colpiti dalle conseguenze portate dal Coronavirus.
I suddetti centri rappresentano l’eccellenza europea, luoghi specializzati in particolari settori produttivi e sono un’attrattiva per i lavoratori.
L’altra faccia della medaglia è costituita da circa il 30% dei restanti luoghi in Europa che stanno affrontando problemi legati allo spopolamento e all’invecchiamento della popolazione.
I centri più in difficoltà economica, sono localizzati principalmente nell’Europa orientale e meridionale. Sono centri nei quali l’economia è trainata dall’agricoltura e dall’industria e di fatto non si sono mai ripresi dalla crisi finanziaria del 2008.
Quali sono i posti di lavoro a rischio?
Sono tre i settori che risultano più colpiti dalla recente crisi economica in Europa:
- Servizi ai clienti e alle vendite;
- Servizi di ristorazione;
- Addetti al settore immobiliare (architetti, muratori, carpentieri).
Tali settori, sono vulnerabili poiché soffrono della crescente implementazione dell’automazione, un processo accentuato dallo scoppio della crisi economica.
Inoltre, particolarmente colpiti, risulteranno i lavoratori senza un titolo di istruzione terziaria, che avranno il doppio di probabilità di perdere un lavoro rispetto coloro che sono in possesso almeno di un diploma universitario.
Secondo gli scenari ipotizzati dal rapporto, sono 235 milioni i lavoratori europei che in breve tempo si troveranno a dover affrontare un certo cambiamento riguardo la professione che oggi svolgono.
Come può l’Europa gestire l’emergenza
Di questi lavoratori, oltre 90 milioni saranno obbligati a sviluppare nuove competenze. Infine, particolarmente difficile sarà riallocare lavoratori provenienti dai settori agricoli e poco istruiti.
L’Europa sta attuando misure a sostegno di coloro i quali hanno subito una perdita del posto di lavoro, attraverso politiche economiche espansive.
Nel lungo termine, quando la crisi economica sarà passata, la sfida da affrontare sarà quella di far fronte alla diminuzione di popolazione in età lavorativa. Appare evidente che i governi nazionali saranno obbligati a riformare sia il mercato del lavoro sia il sistema pensionistico.
Secondo i dati disponibili, si evince dal report, come gli sforzi dovrebbero essere orientati verso quelle zone dove per caratteristiche economiche vi è possibilità di crescita e di lavoro.
Un altro punto che l’Unione Europea dovrà presto considerare, consiste nel promuovere nuove forme di lavoro, flessibili e part-time, oltre che direzionare le politiche verso il sostegno al lavoro delle donne, le quali risultano ancora poco tutelate dal punti di vista dell’assistenza all’infanzia e nello svolgimento dei lavori domestici.
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