Intervista a Dora Ruggiero – Web Developer Full-Stack
Oggi intervistiamo Dora Ruggiero, Web Developer Full-Stack. Dora ci offre il punto di vista al femminile di una professione nel mondo informatico, molto interessante e richiesta.
Raccontaci di te. Chi sei? Cosa fai e come sei riuscita a raggiungere la tua posizione lavorativa attuale
Mi chiamo Dora Ruggiero e ho 36 anni e mi definisco una ragazza di campagna in quanto sono nata in un borgo del Molise, una terra alquanto selvaggia.
Ho conseguito la laurea e ho lavorato per molti anni in giro per l’Italia per poi fare il passaggio a freelance. Attualmente ho un incarico presso la società informatica in house della Regione Molise con l’intento di portare un beneficio digitale e concreto ad una realtà che ne ha molto ma molto bisogno.
Ho studiato sin da piccola informatica, il coding (programmazione). Ai miei tempi non esistevano corsi per i bambini come oggi, ma ho avuto la fortuna, grazie a mio padre, di disporre in casa di un Commodore 64 e di un computer 486.
Complice, quindi, anche la fortuna di avere una mente algoritmica è stato semplice raggiungere il mio sogno cioè diventare un programmatrice.
Principalmente ho lavorato per software house di piccole dimensioni che ritengo essere un vantaggi, in quanto, in tali realtà dimensionate c’è la possibilità di crescere molto velocemente. Non essendoci figure estremamente specializzate all’interno si ha la necessità di toccare più aspetti che gravitano intorno allo sviluppo del software: dalla programmazione alla sistemistica, all’analisi, ai database, eccetera. Quindi si ha la possibilità di crescere su vari aspetti
Quando poi sono arrivati i figli ho sentito subito l’esigenza di non avere più orari prestabiliti e di godere di maggiore libertà in termini di tempi e di spazi senza una postazione rigida. Per questo mi sono licenziata, senza il supporto morale di nessuno ed ho avviato la mia attività da Freelancer. Questo racconto potrebbe sembrare triste agli occhi di qualcuno cioè immaginarsi per 15 anni dietro una scrivania otto ore al giorno. E’ vero l’ho pensato spesso e lo continuo a pensare.
Quindi, sono arrivata a sostenere che qualsiasi lavoro che non necessita di una presenza fisica in ufficio può essere svolto ovunque e in qualsiasi orario.
Bisogna scardinare la giornata lavorativa di otto ore. Bisogna lavorare per obiettivi ed essere più efficienti possibili. Così da lavorare anche meno. Cioè parliamoci chiaro, in ufficio si perde tanto tempo in chiacchiere, a casa, ho constatato che rendo molto ma molto di più. Qualche anno fa, prima del COVID, il concetto di smart working era davvero, ma davvero una minima percentuale.
Certo bisogna sempre tenere gli occhi vigili nel cogliere nuove opportunità, come ad esempio ho fatto io facendo il passaggio a libero professionista e quindi lavorare completamente da remoto.
Ci parli di cosa è lo STEM e di quale linguaggio utilizzi per sviluppare software?
Ho due bambine piccole e quindi le voglio avvicinare alle materie STEM.
Scusami, rispondo prima alla tua domanda: io sviluppo in stack LAMP cioè significa che lavoro su sistemi Linux.
Principalmente conosco il PHP, conosco vari framework, eccetera. Sto studiando per diventare project manager, il lavoro puro di programmazione inizia un po’ a stancarmi.
Questo che io studio, queste tecnologie su cui lavoro sono estremamente collegate con il concetto di STEM – scienza tecnologia ingegneria e matematica – che sono delle opportunità che rendono la matematica e le Scienze collegate alla realtà e alla vita.
Molto spesso le bambine e le ragazzine si fanno intimorire dal concetto che non sono portate per queste materie. Invece è vero l’esatto contrario cioè riescono anche meglio.
Quindi a mio avviso è necessario che nei primi anni di scuola non vengono assolutamente colti questi preconcetti. Altrimenti, batti oggi, batti domani, la bambina si convincerà di non essere all’altezza e abbandonerà questa strada.
Cosa significa per te la Giornata Internazionale della Donna.
Ripeto, fino a quando non avevo delle bambine significava poco, invece adesso per me significa proprio ciò che ho appena detto. Cioè coinvolgere le bambine nelle materie STEM.
Grazie, io ti volevo chiedere quale pensi che sia per te la sfida più grande ad essere donna giorno d’oggi.
Finché non ci sono figli, in qualsiasi ambito la disparità con l’altro sesso è invisibile. Almeno per quanto riguarda la mia esperienza, non ho percepito questa disuguaglianza di genere.
Appena però sono rientrata in ufficio dalla prima maternità ho subito del mobbing.
Non credevano potessero succedere queste cose ma sono successe, con questo non voglio assolutamente fare la vittima.
Però evidentemente ai miei colleghi rodeva il fatto che non mi potessi trattenere oltre gli orari, che potevo usufruire dei congedi, e che mi era assentata per qualche mese.
In questi momenti bisogna essere forti e non farsi intimidire. Credere che noi donne possiamo riuscire a fare quello che fanno gli uomini in meno tempo e anche con più brillantezza.
Inoltre, il lavoro da mamma favorisce alcune soft skill, quali, ad esempio, la big picture. il multitasking e l’ottimizzazione di spazi e di tempi che possono tornare utili anche sul lavoro.
Quindi la sfida più grande è credere in se stesse ed andare avanti per la propria strada con tutta la potenza che si possiede.
Quale pensi che sia lo stereotipo più pericoloso sulle donne?
Allora, come ho già accennato prima, è il concetto di non essere capace, cioè la donna mamma ha molto meno tempo per dedicare al lavoro, allo svago ed allo studio.
Quindi deve fare uno sforzo enorme per arrivare alla pari, anzi al doppio dell’uomo per dimostrare che ne è capace allo stesso livello.
Questo è un grosso sforzo che dobbiamo fare soprattutto quando si è mamme, cioè ti faccio un esempio, prendiamo un ragazzo giovane: nell’arco della sua giornata ha a disposizione diciamo 18 ore per lavorare, per studiare e per lo svago.
Una mamma invece ne possiede solo 8, quindi 10 ore in meno, per lavorare e per studiare, con la mente non totalmente rilassata in quanto vi è sempre la preoccupazione per i figli.
Come gestisci il fatto di essere una donna in un lavoro considerato quasi esclusivamente per uomini?
Dipende da chi si ha di fronte. Vi sono persone che apprezzano o lodano gli sforzi che ho appena descritto ed altri, invece, che disprezzano.
Basta stare alla larga da questi personaggi, che sicuramente non saranno quelli che ci aiuteranno nella nostra carriera o che cambieranno il mondo.
Quale è il tuo superpotere?
Questa domanda mi piace, sinceramente è una bellissima domanda.
E’ l’essere proattiva cioè di anticipare le azioni e di prevedere i cambiamenti.
Mi adatto rapidamente al cambiamento e lo apprezzo anche.
Inoltre, il mondo del lavoro di oggi richiede sempre più soft skill, come ad esempio l’affidabilità, la motivazione, il sapersi relazionare con il team, con gli esterni, quindi fornitori e clienti e con i livelli superiori, ed avere anche doti da leadership.
Non solo il project manager dev’essere leadership, ma bisogna che anche i membri all’interno di un team, lo siano.
Se un membro sa fare una determinata cosa in un determinato momento, nonostante non sia il project manager, deve comunque trainare il team. La leadership è sapere cosa fare passo dopo passo.
E poi ricordiamoci: anche se lavoriamo per conto nostro o all’interno della famiglia o da qualsiasi altra parte, possiamo essere leader di noi stessi.
Siamo arrivati alla fine delle domande. Ti volevo ringraziare tanto per il tuo tempo. E’ stato un grande piacere averti con noi.
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