Buchi nel curriculum: come non lasciare vuoto il curriculum
La presenza di alcuni anni vuoti o di buchi nel curriculum è una vera preoccupazione per coloro che sono in procinto di rispondere ad un’offerta di lavoro.
Per buchi nel curriculum, che gli inglesi chiamano più elegantemente: gaps in work history, si intende un periodo di tempo più o meno lungo durante il quale una persona non ha lavorato.
Si tratta quindi di un periodo di discontinuità o di inattività che risulta impossibile da nascondere ad un valutatore.
In questo articolo vedremo come spiegare gli anni vuoti nel curriculum e quali argomentazioni fornire al recruiter o al datore di lavoro durante il colloquio al fine di evitare che gli anni in cui non si è lavorato possano essere valutati negativamente.
Tabella dei contenuti
I buchi nel curriculum
Indipendentemente dall’età, avere alcuni anni vuoti nel curriculum è assolutamente normale. Sono molti i motivi che possono portare una persona a non lavorare.
I periodi di tempo vuoti, in molti casi, risultano utili per la crescita di un individuo tanto quanto gli anni passati al lavoro.
Ad esempio: trascorrere un anno viaggiando, permette di aumentare il proprio bagaglio culturale ed esplorare nuovi luoghi. Oppure si può trascorrere un periodo della propria vita inseguendo un’idea imprenditoriale che poi si rivela sbagliata.
In altri casi alcuni gli anni vuoti nel curriculum possono essere spiegati da cause di forze maggiore: una malattia, un infortunio, il dover assistere una persona malata, come anche: la nascita di un figlio o periodi di crisi economica possono causare la perdita di alcuni anni di lavoro.
Prima di entrare in dettaglio, diciamo subito che l’importante è essere sinceri.
Tentare di mascherare gli anni vuoti non è una buona idea. È necessario ricordarsi che il selezionatore è un valutatore esperto ed è portato a notare con facilità delle incongruenze nel cv.
Pertanto, è bene prepararsi, perché qualora si dovesse essere chiamati per un colloquio, le domande del recruiter potrebbero essere proprio rivolte agli anni vuoti.
Dedicare un paio di righe sul curriculum e sulla lettera di presentazione che spieghino i perché degli anni mancanti è indice di trasparenza e maturità.
Come spiegare gli anni vuoti nel cv
La presenza di anni vuoti nel curriculum non è un problema qualora il periodo di tempo sia stato impiegato in attività di volontariato, frequentando un corso di formazione o in una qualsiasi attività giustificabile e che possa essere considerata come un percorso di crescita personale e professionale.
I problemi possono insorgere quando non si ha un vero motivo che giustifichi il periodo di inattività.
In questi casi si possono adottare un paio di accorgimenti volti a rendere meno evidente il gap, pur rimanendo assolutamente trasparenti e sinceri.
Usare il giusto formato di curriculum
Nascondere gli anni vuoti nel curriculum, come abbiamo visto, non è una buona idea. Come non lo è, però, enfatizzarli.
Qualora la situazione non richieda un formato di curriculum standard basato sul classico elenco di attività lavorative svolte in passato secondo un ordine cronologico inverso, può essere saggio optare per altri formati di curricula.
In particolare, il curriculum misto o combinato ha la funzione di dare maggior risalto ad aspetti davvero rilevanti per la posizione lavorativa richiesta. Si tratta del modello ideale per i giovani con poca esperienza e per coloro che hanno alcuni buchi nel curriculum.
Usare gli anni invece dei mesi
Se il periodo di inattività è di pochi mesi, allora è possibile semplicemente riportare le esperienze lavorative anno per anno.
In questo modo si possono facilmente mascherare alcuni mesi e in molti casi nessun selezionatore vorrà sapere di più.
Utilizzare la lettera di presentazione
La lettera di presentazione può essere determinante per giustificare un arco di tempo abbastanza ampio di inattività.
Specificare come si è trascorso il tempo durante il suddetto periodo, è un utile esercizio anche per il futuro. Come anticipato, infatti, se gli anni vuoti sono molti, in sede di colloquio di lavoro è necessario farsi trovare preparati a rispondere ad alcune domande inerenti.
Trovare un valore
Talvolta è necessario ingegnarsi un po’. Se non vi sono motivi particolari che giustifichino un periodo più o meno lungo di inattività, è necessario trovarli.
È impensabile che durante sei mesi, uno o due anni, che una persona sia stata immobile sul divano.
Probabilmente si sarà trascorso il tempo in compagnia di altre persone, il che vuol dire che si sono migliorate le competenze comunicative e relazionali.
Oppure, si è trascorso molto tempo al computer, affinando le competenze digitali. O anche ci si dedicati al mondo dei social e si potrebbe dire di aver esplorato nuovi mezzi di comunicazione e marketing.
Insomma, il punto è: in qualsiasi modo si è trascorso il tempo, l’abilità è individuare cosa si è imparato di nuovo, riuscendo a trasformare una possibile debolezza in un punto di forza.
Anni vuoti nel curriculum durante il colloquio
Dopo aver sapientemente giustificato gli anni vuoti nel curriculum e ottenuto un colloquio di lavoro, bisogna prepararsi nuovamente ad affrontare l’argomento, questa volta faccia a faccia con il selezionatore o con il datore di lavoro.
Durante l’intervista, infatti, eventuali periodi di inattività è probabile richiedano ulteriori giustificazioni.
Il selezionatore non ha l’obiettivo di sabotare l’aspirante lavoratore ma è suo preciso compito avere un quadro della situazione quanto più delineato possibile.
Prepararsi ad affrontare l’argomento risulta quindi imprescindibile per un buon esito del colloquio che porti ad ottenere il posto di lavoro.
Nei fatti si tratta di riportare in forma orale ciò che si è già evidenziato nel curriculum, evidenziando i periodi di inattività come una fase della propria vita che ha permesso una crescita personale.
Ancora una volta, si tratta di trasformare una debolezza in un punto di forza. È necessario che passi un messaggio positivo, che si faccia capire al recruiter tutta una serie di abilità trasversali acquisite e perfezionate: capacità comunicative, leadership, capacità organizzative e molto altro.
In fondo da ogni esperienza è possibile imparare qualcosa.
Un curriculum vuoto può essere un problema
Secondo una recente ricerca condotta da ResumeGo avere alcuni anni vuoti nel curriculum riduce le possibilità di ottenere un colloquio di lavoro del 45%.
Alla luce dei dati, assume ancor più rilevanza il riuscire a dare un motivo valido agli anni di inattività.
I selezionatori sono infatti portati a ritenere un candidato pigro o svogliato qualora siano presenti lunghi periodi di inattività.
La ricerca, tuttavia, sottolinea che vi sono sostanziali differenze tra un lavoratore che si concede un anno di pausa e un lavoratore che per 4 anni non ha lavorato.
Secondo i risultati raccolti, un lavoratore che ha fino ad un paio di anni di inattività non vede di molto ridotte le possibilità di essere chiamato per un colloquio. Mentre coloro che hanno buchi nel curriculum superiori ai tre anni hanno possibilità di ottenere il colloquio molto ridotte.
Infine, si evidenzia che anche coloro con molti anni vuoti nel curriculum, qualora riescano a fornire una giustificazione convincente nel curriculum riescono ad avere comunque ottime possibilità di essere ugualmente contattati.
Chiaramente, secondo i dati raccolti dallo studio, trascorrere il tempo impiegandolo nella propria formazione o aver avuto problemi di salute sono i due punti che meno compromettono le possibilità di ottenere un colloquio.
In conclusione, oggi abbiamo visto che avere un curriculum con alcuni anni vuoti è tutto sommato normale.
Crisi economiche, periodi impiegati in attività extra lavorative, problemi di salute, avvio di attività in proprio sono alcuni dei motivi che portano una persona a non lavorare per alcuni anni.
L’importante è fare tesoro dell’esperienza trascorsa, riuscendo ad evidenziare in che modo si è cresciuti come persona e come lavoratore. Sottolineare tale aspetto riduce di gran lunga le possibilità che gli anni vuoti possano essere un limite nel trovare un nuovo lavoro.
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