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Coltivazione del bambù: come coltivare il bambù, quali spese affrontare e quanto rende?

Coltivare bambù in Italia non solo è possibile ma è anche poco impegnativo.  Rispetto ad altre colture, il bambù è una pianta resistente che si adatta bene a diversi climi e cresce in varie parti del mondo. 

Inoltre, non necessita di particolari cure o dell’impiego di agrofarmaci e può arrivare a crescere fino a 20 metri d’altezza in soli due mesi. 

Il bambù ha molteplici utilizzi che vanno dall’alimentazione, all’impiego per l’edilizia fino a usi più innovativi e in parte ancora da scoprire. 

Come vedremo in questo approfondimento dedicarsi alla coltivazione del bambù può essere la giusta soluzione per valorizzare anche terreni che presentano ristagni d’acqua e poco inclini ad accogliere colture più delicate. 

Come coltivare il bambù 

In base alle condizioni pedoclimatiche del territorio e agli usi che se ne vogliono fare è possibile scegliere tra diverse specie di bambù. In natura se ne contano circa 1300 e di queste, 300 crescono sviluppando il culmo, ovvero il tipico tronco legnoso tanto apprezzato per la realizzazione di parquet pregiati, mobili e molto altro. 

Per chi vuole coltivare bambù da reddito in Italia è preferibile scegliere la specie Phyllostachys edulis meglio nota come bambù gigante o Moso. 

Questa specie è stata selezionata in Cina e si caratterizza da un’elevata redditività e per l’ottima resistenza. Cresce velocemente e viene impiegata sia per la produzione di germogli sia per la lavorazione delle canne di bambù. 

Il periodo ideale per iniziare a coltivare il bambù è l’autunno. Il clima, ancora mite, favorisce l’insediamento della pianta. Questa dev’essere coperta con pacciame di fieno. In tal modo, la pianta ha il tempo di adattarsi al terreno e di poter crescere sana e forte. 

Per i primi quattro anni le piantagioni di bambù hanno bisogno di essere irrigate – salvo particolari terreni. L’ideale sarebbe installare impianti a spruzzo o a goccia. 

Dopo i primi anni il bambuseto diventa quasi autosufficiente; provvede alla pacciamatura in modo autonomo grazie alle foglie secche che cadendo ricoprono il terreno intorno alla pianta preservando l’umidità. 

Tutte le operazioni per coltivare bambù, dal piantare le piantine fino alla raccolta dei germogli o delle canne di bambù (chiamate anche culmi), vengono eseguite manualmente. 

L’unica operazione che può essere condotta in maniera meccanica è l’irrigazione. 

Vendere il bambù

La quasi totalità della pianta trova richiesta sul mercato. L’imprenditore agricolo può dunque ricavare profitti sia dai germogli che dai culmi. 

In particolare, i germogli sono molto apprezzati nella cucina asiatica e nell’ultimo periodo stanno diventando un alimento che trova sempre più impiego anche in occidente. 

Non tutte le specie di bambù producono germogli commestibili, ma nel caso della specie Phyllostachys edulis i germogli raggiungono la maturazione intorno al secondo o terzo anno di vita. Mentre, nel caso delle canne di bambù per la prima raccolta bisogna attendere 5 anni. 

Si contano ben 1500 possibili usi del bambù che riguardano germogli, foglie e culmi. 

Le canne di bambù trovano ampio mercato perché si tratta di un materiale pregiato, molto apprezzato per la sua resistenza e sempre più utilizzato per la produzione di carta, di complementi di arredo, di cippato da bruciare o per la produzione di tessuti e carte da parati 100% green e biodegradabili. 

Molte persone apprezzano questa pianta anche perché le piantagioni di bambù fanno bene all’ambiente. Il bambù se piantato su scarpate e terreni cedevoli aiuta a consolidare il sottosuolo evitando smottamenti. 

Allo stesso tempo, coltivare il bambù gigante contribuisce a contrastare l’effetto serra, come evidenziato anche nel rapporto INDACO2

Le piante del bambù assorbono un quantitativo di biossido di carbonio 5 volte maggiore rispetto ad un bosco di alberi delle stesse dimensioni. Inoltre, questa straordinaria pianta aiuta a limitare l’inquinamento di fiumi e falde acquifere dal momento che è in grado di assorbire e trasformare i metalli pesanti. 

Costi e organizzazione delle coltivazioni di bambù 

Le coltivazioni di bambù richiedono costi di gestione moderati e sono gestibili anche da agricoltori giovani o alle prime armi; pertanto, il bambù può rappresentare una strada percorribile per chi vuole mettersi in proprio o implementare un’idea imprenditoriale nel settore agricolo.

La prima spesa da affrontare per chi vuole coltivare il bambù da reddito è l’acquisto o l’affitto di un terreno agricolo. 

In genere, per un bambuseto redditizio è consigliabile disporre di almeno un ettaro di terreno su cui piantare circa 400 piante che possono aumentare di numero negli anni.  

Per una corretta gestione della piantagione è bene prevedere fin dall’inizio spazi adeguati da lasciare liberi per le future piante che nasceranno e per permettere tutte le lavorazioni necessarie, oltre alla realizzazione di un impianto idrico adeguato. 

Per quanto il bambù sia una pianta resistente, è sempre meglio non improvvisare. Il consiglio è di rivolgersi ad un agronomo esperto che sarà in grado di dare consigli sul terreno migliore da scegliere, sulla cura e sulla gestione delle piante. 

Per avviare una coltivazione di bambù è richiesto un investimento iniziale di circa 20.000 – 40.000 EUR al netto:

  • del prezzo delle giovani piante di bambù gigante
  • dell’acquisto del terreno 
  • dell’impianto di irrigazione  
  • delle spese relative alla consulenza e burocratiche 
  • della manodopera.

Tuttavia, non sono previsti costi per la potatura o per trattamenti particolari. 

Qualsiasi azienda agricola per poter essere riconosciuta deve seguire un iter burocratico e aprire le posizioni INPS e INAIL. Il commercialista può occuparsi di seguire la pratica dietro compenso. 

La raccolta dei germogli e delle canne di bambù può richiedere circa 120 giorni all’anno per ettaro divisi tra le giornate da dedicare alla raccolta dei germogli che avviene in primavera e quelle da dedicare alle canne, che generalmente vengono tagliate nel tardo autunno. 

Se l’idea e di affidare questo lavoro a terzi, bisogna stimare dei costi di gestione che possono essere di circa 15 EUR orari per ogni operaio. 

Redditività e guadagni

È bene sapere che per i primi 3 anni le piantagioni di bambù non generano reddito. Dal terzo anno inizia la raccolta dei germogli e successivamente quella dei culmi (o canne di bambù). 

È possibile fare una stima dei guadagni di una coltivazione di bambù da reddito distinguendo tra coltivazioni non intensive, basso-intensive e medio-intensive. 

Nel primo caso, 1 ettaro di bambuseto può generare circa 20.000 EUR annui. Mentre la rendita stimata annua arriva a 45.000 EUR nel caso di una produttività basso-intensiva e fino a 80.000 EUR se si vuole coltivare bambù in maniera intensiva. 

Vendere bambù significa occuparsi sia della vendita primaverile dei germogli, sia della raccolta e vendita delle canne nel periodo tardo autunnale. 

I germogli hanno un prezzo di 2 EUR al chilogrammo e nel caso di coltivazioni di bambù intensive si possono produrre fino a dieci tonnellate di germogli

Invece, i culmi sono venduti a 12 EUR al pezzo e nel caso di coltivazioni intensive possono generare una redditività stimata di 60.000 EUR.

Conviene coltivare bambù?

Secondo il rapporto di Grand View Research, a livello mondiale si stima che il mercato del bambù arriverà a valere 82,90 miliardi di USD entro il 2028. 

Il rapporto stima che nel caso del bambù, nel 2020 la quota di fatturato maggiore sia dovuta dalla richiesta da parte delle industrie alimentari e biologiche grazie alle molte applicazioni: come additivo o come fibra alimentare.

Anche il segmento relativo all’impiego di germogli ha fatto registrare buone performance in termini di fatturato. 

La tendenza in atto che vede la scelta di materiali sostenibili e biodegradabili lascia presupporre un uso sempre maggiore del bambù per la produzione di mobili, carta, tessili, come biocarburante e molto altro ancora. 

Al momento la coltivazione del bambù interessa soprattutto la Cina e le aree dell’Asia del Pacifico in genere, ma la crescente domanda sta portando molti paesi occidentali ad avviare produzioni di bambù interne per ridurre le importazioni da paesi esteri.

In conclusione, coltivare bambù da reddito può rappresentare un’idea imprenditoriale sviluppabile in Italia e che sembra avere buoni margini di guadagno che potrebbero aumentare nel corso dei prossimi anni.

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