Ammazza curriculum: gli errori che ti fanno scartare alle selezioni
Il proprio Curriculum vitae è il biglietto da visita primario che presentiamo ad un potenziale nuovo datore di lavoro. In un mercato sempre più iper competitivo riguardo la ricerca di un’occupazione stabile, anche la corretta stesura di un CV può fare la differenza tra ottenere e non ottenere un lavoro. Questo è dovuto anche al fatto che oramai, tutte le grandi aziende si sono dotate di personale specializzato per la scelta delle persone da assumere, sia con i dirigenti delle risorse umane interni, che attraverso agenzia che svolgono attività di reclutamento di profili professionali per conto terzi.
Quindi sempre più spesso il nostro CV finirà nelle mani di una persona specializzata nel valutarli, e quindi è di fondamentale importanza evitare errori che possono fare scadere la nostra candidatura, ed impedirci di arrivare al posto di lavoro tanto desiderato.
Dunque come fare per presentare sempre un CV in linea con gli standard e le aspettative di chi ricerca personale?
Vediamolo subito, scoprendo quali sono, a detta di chi valuta le candidature, tutte quelle cose che uccidono il nostro curriculum.
Tabella dei contenuti
Cosa evitare in un Curriculum vitae
Anzitutto pensiamo alla struttura del nostro curriculum. Questa è una delle caratteristiche importanti perché sancisce il primo impatto della presa in esame del nostro documento di presentazione. Pensare ad un CV che si presenti, caotico, poco chiaro e al contrario povero di informazioni, può portare un recruiter a non prendere nemmeno in esame quello che viene scritto nel nostro curriculum.
Vediamo quindi i punti salienti che penalizzano fortemente un curriculum vitae dal punto di vista dell’impatto grafico e non solo.
La scorretta gestione degli spazi.
Riempire in maniera ordinata e funzionale gli spazi del foglio è il primo passo. Una gestione non corretta di questa caratteristica può portare nei casi più gravi all’esclusione immediata del nostro CV che quindi non passerebbe nemmeno la prima semplice barriera di scrematura.
Chi valuta le candidature di lavoro in maniera professionale ha visto miglia e migliaia di curriculum passare sulla propria scrivania e anche una prima occhiata può aiutare a capire molto, per questi professionisti del settore. Alcuni recruiter visionando i CV confermano come la scorretta gestione degli spazi sia immediatamente un deterrente per continuare la lettura.
Nello specifico lamentano una mancanza di equilibrio in questo specifico aspetto, dichiarando che spesso i candidati utilizzano troppo o al contrario troppo poco spazio bianco.
Nel primo caso si rischia di trovarsi di fronte ad un CV che trasmette immediatamente un senso di povertà d’informazioni, mettendo in cattiva luce il candidato che sembra davvero poter offrire poco.
Il secondo caso è decisamente più comune ma altrettanto errato. Non lasciare alcuno spazio bianco all’interno del nostro documento è uno degli errori che possono uccidere la nostra candidatura sul nascere, trasmettendo immediatamente al chi deve leggere una sensazione di pesantezza e disordine generale. Ancora peggio se per fare stare tutto su una singola pagina magari, riduciamo sensibilmente la misura del font nella parte scritta rendendola meno leggibile e comprensibile.
Si rischia quindi l’effetto definito “muro di testo” che scoraggia immediatamente il lettore. Di conseguenza chi è chiamato a valutare il nostro Cv lo potrebbe cestinare immediatamente anche se quello che vi è scritto potrebbe essere rilevante ai fini della conquista del lavoro in questione.
Altra cosa che penalizza fortemente l’equilibrio visivo del nostro curriculum è utilizzare troppo spazio per le informazioni di contatto. Troppo spesso seno utilizzate quattro righe per indicare l’indirizzo, il numero di telefono e la mail oltre ovviamente al nome. Le righe del nostro CV sono preziose e sprecarne quattro per un’informazione che può stare tranquillamente in una sola singola riga è davvero uno spreco. Se possibile tendiamo anche a rimuovere l’indirizzo, ritenuto scarsamente rilevante, e basterà segnalare mail e contatto telefonico.
Errato utilizzo di tono formale e informale
Se abbiamo fatto tutto in maniera equilibrata il recruiter di turno si appresterà a leggere il nostro CV e quindi quello che vi troverà scritto potrà finalmente essere importante ai fini della selezione. Attenzione però perché un tono poco equilibrato è deleterio, e difficilmente ci farà ottenere il tanto desiderato colloquio di lavoro.
Gli errori gravi sono quelli che si fanno in entrambi i lati rispetto ai toni formali ed informali. E ovviamente ai fini della presentazione non bisogna sottovalutare a chi stiamo proponendo il nostro curriculum.
Il più comune di tutti, e quello più penalizzante, è comunque quello di mantenere un tono eccessivamente formale nella stesura del curriculum vitae. Soprattutto in epoca moderna, dove molte società sono alla ricerca di profili dotati anche delle cosiddette soft skills (quelle cioè che afferiscono alla sfera più umana e della personalità del candidato), presentare un CV eccessivamente formale equivale a dare un generale sensazione di freddezza all’interlocutore chiamato a selezionarci. Evitiamo pertanto forme grammaticali desuete oppure arcaiche, in favore di un linguaggio equilibrato. Questo specialmente nella descrizione delle nostre qualità professionali, dove essere troppo formali oppure esagerati, ci potrebbe mettere in cattiva luce, restituendo l’impressione di una persona rigida e boriosa.
Un esempio pratico è quando si passa ad elencare le esperienze professionali. Spesso per dare un’ulteriore forza alla nostra candidatura, tendiamo ad enfatizzare i ruoli che abbiamo ricoperto. Ma come confermato da molti selezionatori, iniziare la lista delle nostre esperienze con la frase “responsabile di…”, e riportarla in ogni riga delle nostre esperienze, è una cosa dannosa sotto vari aspetti.
Anzitutto dimostra una scarsa fantasia e un po’ di pigrizia nel cercare locuzioni alternative. In secondo luogo, dimostra solo una certa dose di arroganza, anche perché non fornisce alcuna informazione sul valido svolgimento effettivo della mansione in questione. Sembra in pratica una maniera molto formale di elencare una serie di esperienze, dove si vuole sottolineare esclusivamente il livello alto della propria mansione.
Usare modelli troppo comuni
Un gran numero di recruiter lamentano l’utilizzo smodato dei modelli standard di CV presenti online. Troppo spesso chi si propone per un possibile colloqui di lavoro scarica modelli di curriculum preconfezionati, dimostrando una pigrizia di fondo e una scarsa propensione all’inventiva. Infatti questo è particolarmente deleterio quando ci si propone per lavori nell’ambito creativo, o nelle moderne application riguardo i mestieri digitali.
Il modello di curriculum dovrebbe una base sulla quale elaborare una propria versione, altrimenti in caso contrario il rischio è quello di finire nel calderone generale delle proposte senza che la nostra possa evidenziarsi maggiormente.
Questa tendenza è oltremodo deleteria soprattutto quando, per pigrizia o scarsa convinzione, si prepara un CV standard, da inviare per tutte le proposte.
Ogni lavoro possibile ha le proprie caratteristiche e peculiarità, e avere un solo CV a disposizione da inviare meccanicamente per ogni proposta di lavoro non è una strategia che darà frutti sul lungo periodo. Il consiglio per evitare questo rischio è di preparare un modello personale che possa essere flessibile, e facilmente modificabile in base alle diverse richieste che il mercato del lavoro ci propone.
Trascuratezza e poca cura generale
Infine, incredibile a dirsi, uno dei fattori che influiscono negativamente sui CV è la trascuratezza generale che si può dedurre dal documento che presentiamo. Nello specifico questa caratteristica che uccide molti più curriculum di quello che possiamo pensare si riscontra a causa di alcuni banali errori che possiamo elencare di seguito:
- Errori ortografici: quando una volta terminata la stesura del curriculum non svolgiamo la banale operazione della revisione e correzione della bozza. La cosa trasmette un’approssimazione di fondo che sicuramente non ha un buon impatto sulla presentazione della nostra domanda. Oltre agli errori ortografici, la rilettura e la revisione generale sono utili per scovare errori di battitura brutti da leggere per chi è chiamato a selezionare.
- Sbagli nell’impaginazione: succede spesso che non vengano allineati i vari elementi della pagina come testo foto o tabelle riassuntive se ve ne sono. Anche la mancata giustificazione delle colonne di testo, riporta immediatamente un senso di disordine e poca cura della pagina, trasmettendo a chi legge un’impressione di negligenza e pigrizia
- Poca varietà lessicale: Utilizzare sempre le stesse parole, gli stessi termini, per descrivere qualità oppure esperienze. Capita spesso ai recuiter di trovarsi di fronte a curriculum stilati senza un minimo d’impegno da parte di chi è alla ricerca di un lavoro. Oltre a rendere più difficile la lettura anche in questo caso la sensazione trasmessa sarà quella di una persona poco precisa e interessata alla proposta di lavoro, dimostrando di non aver dedicato abbastanza tempo alla preparazione del proprio CV
- Dimenticanze: non ricordarsi di inserire delle informazioni necessarie è un errore imperdonabile. Capita in maniera più frequente di quello che si possa immaginare che il candidato dimentichi di inserire la parte relativa al trattamento dei dati personali (che rende inservibile il CV per l’azienda e viene immediatamente cestinato) o magari anche informazioni di contatto. Questo agli occhi dei selezionatori significa che la stesura del curriculum per quella specifica offerta non era tra le priorità del candidato, e quindi segna un punto fortemente negativo.
- Mancati aggiornamenti: talvolta capita ai selezionatori di trovarsi di fronte curriculum magari interessanti, con profili coincidenti a quanto richiesto, che riportano però informazioni obsolete, sia nei contatti che nelle esperienze fino alle normative sulla privacy riportate in calce.
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