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Cos’è il Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro (CCNL)?

Il Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro (CCNL) è lo strumento utilizzato per definire la retribuzione e altre condizioni proprie in una determinata categoria di lavoratori dipendenti.

La contrattazione collettiva vede coinvolte le parti sociali, i sindacati e i datori di lavoro.

A tutti gli effetti si tratta di una contrattazione volta a stipulare un contratto di lavoro vincolante per le parti.

Lo strumento è presente in Italia, in quanto ogni categoria di lavoratore non ha un riferimento normativo al quale attenersi ma deve di volta in volta stabilire la retribuzione attraverso la contrattazione.

In linea generale, infatti, il datore di lavoro deve attenersi a quanto disposto dall’articolo 36 della Costituzione. L’articolo stabilisce la norma generale: la retribuzione deve proporzionata al ruolo del lavoratore e al numero di ore lavorate. La durata massima di una giornata lavorativa è definita dalla legge.

Gli aspetti specifici sono stabiliti dell’organizzazione sindacale grazie alla stipula dei contratti collettivi nazionali.

CCNL: La definizione

Il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) è il documento atto a definire le regole che disciplinano il rapporto lavorativo tra i dipendenti e il datore (o i datori) di lavoro.

Il Contratto, per quanto riguarda il settore pubblico, è stipulato grazie al lavoro dei sindacati unito all’Agenzia per la rappresentanza negoziale (ARAN).

Un tipico CCNL consiste in un insieme di norme che stabilisce le retribuzioni e definisce altri aspetti come gli orari di lavoro, le ferie, la retribuzione in caso di straordinari, la maternità, il congedo parentale.

Ogni quattro anni, generalmente i CCNL sono ridiscussi nella parte normativa. Mentre gli aspetti retributivi sono adeguati ogni due anni.

L’esigenza di stipulare nuovi accordi ogni due anni per quanto riguarda il salario è prevista per adeguarsi all’inflazione ed è quindi finalizzata a non far perdere potere contrattuale ai lavoratori. L’aumento della retribuzione ogni due anni, tuttavia non si verifica in ogni caso.

Il contratto collettivo nazionale di categoria viene stipulato seguendo specifici riferimenti normativi dati da:

  • Costituzione italiana
  • Statuto del lavoratore
  • Contrattazione Collettiva
  • Eventuali altre disposizioni (circolari, regolamenti).

Inoltre, la contrazione avviene a più livelli. Sono previste un insieme di norme generali valide per ogni categoria di lavoratore, seguite da norme specifiche per una determinata categoria, da norme territoriali e da norme aziendali.

Il primo contratto collettivo del lavoro

Il primo contratto collettivo in Italia è stato stipulato nel 1906 a Torino. L’accordo fu preso tra Itala (società automobilista) e la Fiom (Federazione Impiegati Operai Metallurgici).

Il contratto ebbe un importante ruolo in quanto fermò a 10 il numero di ore massime lavorate giornaliere (portato ad 8 nel 1919), garantì al lavoratore il giorno di riposo settimanale e del mimino salariale.

Il contratto collettivo nazionale del lavoro come strumento riconosciuto per legge è stato inserito nel 1927 durante il ventennio fascista.

Nel 1942, lo strumento diviene a tutti gli effetti riconosciuto e il sindacato assume un importante ruolo: tutelare e rappresentare i lavoratori.

Tipologie di CCNL: Il contratto nazionale di categoria

I contratti nazionali del lavoro più in uso li ritroviamo settori quali:

  • Commercio
  • Artigianato
  • Industria
  • Pubblici esercizi
  • Agricoltura
  • Edilizia
  • Trasporti

I contratti collettivi stipulati sono consultabili presso l’archivio del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL).

L’archivio contiene:

  • I contratti stipulati dai lavoratori dipendenti e appartenenti al settore privato
  • I contratti stipulati dai dipendenti del settore pubblico
  • I contratti stipulati dai lavoratori parasubordinati.

Il numero dei CCNL è in costante crescita. Come riportato nel dodicesimo report pubblicato dal CNEL aggiornato a dicembre 2020, i CCNL depositati sono 935. Di questi il 62,8% risultano scaduti.

Dando uno sguardo al rapporto, il quale riporta tutti i contratti stipulati settore per settore, si evince il gran numero di contratti per ogni categoria:

Il settore dell’agricoltura presenta 55 CCNL depositati e inerenti all’agricoltura e il florovivaismo, aziende in conto terzi, attività affini, impiegati, dirigenti.

Anche i contraenti risultano vari: CONFDIPENDENTI, CONFIP, CONFINNOVA, ATECA, giusto per citarne alcuni.
Allo stesso modo anche gli altri settori presentano un elevato numero di contratti collettivi nazionali del lavoro.

Ad esempio, il numero dei contratti per settore è pari:

  • Chimica: 23
  • Meccanici: 39
  • Alimentaristi: 44
  • Edilizia: 74
  • Spettacolo: 44
  • Commercio: 257
  • Trasporti: 73
  • Credito e assicurazioni: 28
  • Aziende di servizi: 50
  • Amministrazione pubblica: 15
  • Enti e organizzazioni private: 112
  • Altri: 90

I diversi livelli lavorativi nel CCNL

Per quanto riguarda i livelli e le rispettive retribuzioni garantite per un lavoratore, bisogna fare riferimento al proprio Contratto nazionale del lavoro.

Ad esempio, Conflavoro ha reso pubblico l’accordo raggiunto per quanto riguarda i settori del: commercio, terziario, distribuzione e servizi.

La retribuzione base è stabilita in base all’inquadramento: questi possono essere divisi in vari modi.

Al gradino più basso troviamo gli operatori di vendita. Ai vertici: i lavoratori quadri, seguiti dai lavoratori di primo livello, di secondo livello e così via.

L’accordo sopra citato, oltre gli aspetti retributivi, definisce, al pari di altre simili contrattazioni anche altri aspetti. Nello specifico sono trattati aspetti quali:

  • La durata del periodo di prova a seconda dell’inquadramento del lavoratore;
  • Gli orari di lavoro e aspetti come la flessibilità;
  • Gli straordinari, il lavoro festivo e notturno;
  • La possibilità di richiedere permessi e i giorni di ferie;
  • I premi per i risultati raggiunti;
  • Il trattamento economico in caso di malattia;
  • Quando avviene lo scatto di merito;

Una sezione è riservata all’apprendistato professionalizzante. Anche in questo caso sono specificate le condizioni del lavoratore, la tipologia del contratto, la durata, le ore di formazione ed altri aspetti.

Perché i CCNL di categoria sono così tanti?

I CCNL nel 2008 erano 398 oggi sono 935. Numeri così elevati, come evidenziato da un rapporto della CISL sono causati da una frammentazione delle rappresentanze dei lavoratori.

In Italia, infatti, vi è un numero molto elevato di associazioni di imprenditori, di sindacati e di associazioni alternative ai classici organi preposti alla stipulazione dei contratti.

Inoltre, siglare un contratto nazionale permette di accedere ad una serie di risorse e incentivi: fondi, caaf e patronati, il che porta l’operazione ad essere considerata più come un atto per ricevere dei vantaggi che per definire la posizione del lavoratore.

La CISL sottolinea inoltre che il gran numero di contratti collettivi non ha un riscontro nella realtà.

La conseguenza è che i lavoratori possono concretamente trovarsi a sottoscrivere contratti che non li proteggano adeguatamente e per le aziende il rischio è che, contratti mal strutturati portino ad un calo delle performance dei lavoratori.

Secondo il sindacato, i CCNL dovrebbero rispettare la regola: pochi ma buoni. Tuttavia, il sistema sembra seguire la regola opposto stipulando centinaia di contratti collettivi.

Il problema è che, più sono gli enti che si occupano di stipulare accordi più i lavoratori risultano frammentati e ciò si traduce in un calo di tutele e di potere di rappresentanza di questi ultimi.

Contratti di lavoro nazionali scaduti

Tra i record negativi, il 2020, come già evidenziato in precedenza verrà ricordato da molti lavoratori per via del CCNL scaduto.

La scadenza dei contratti e le lungaggini per i rinnovi riguardano principalmente quei lavoratori che beneficiano di una retribuzione garantita dai fondi pubblici.

È il caso di servizi per l’ambiente o sanitari.

Tuttavia, tra i contratti scaduti molti riguardano anche altri settori: meccanica, alimentare, arredo, calzature.
Nonostante l’impegno dei maggiori sindacati e delle associazioni di categoria, le quali hanno richiesto un adeguamento salariale, i rinnovi degli accordi sembrano essere un processo lungo e pieno di insidie.

Indistintamente tutti i settori in Italia hanno un problema legato al rinnovo dei contratti collettivi. Dalla pubblica amministrazione fino ai servizi privati.

Secondo l’Istat, il 78% dei contratti collettivi è in attesa di rinnovo. Tale numero riguarda 9,7 milioni di lavoratori subordinati.

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