Professione direttore artistico: chi è, cosa fa, quanto guadagna
Un direttore artistico può lavorare davvero in moltissimi campi e settori, pur con mansioni di base molto simili. Si tratta di una professione per ambiziosi, che amano la sperimentazione e il gioco, nel proprio lavoro.
Le competenze tecniche e specifiche sono estremamente rilevanti, e devono essere coltivate giorno dopo giorno, senza mai pensare di aver compreso ogni aspetto della loro evoluzione.
Nella nostra guida alla professione di direttore artistico parleremo di molti aspetti legati a questo mestiere. Ovviamente inizieremo dai compiti e campi di impiego, per poi passare a formazione, competenze, stipendio e possibilità di carriera.
Tabella dei contenuti
Direttore artistico: chi è e in quali ambiti opera
Il direttore artistico è un supervisore alla produzione che si occupa di identificare, analizzare, commissionare e revisionare le componenti creative del progetto.
Di solito non è il direttore artistico a colloquiare direttamente con i clienti. A farlo è il project manager, che assimilate le informazioni inizia a stendere un piano di azione preliminare.
Qui inizia il contributo del direttore artistico, che apporterà le modifiche che ritiene necessarie. Se il progetto viene approvato dal cliente, tutto il lavoro passa al team del direttore artistico, che seguirà le sue direttive.
A seconda del campo in cui deciderà di lavorare si potrà occupare di diversi elementi, con l’ausilio delle più variegate tecniche e tecnologie. Vediamo i più celebri.
Direttore artistico nel settore grafico
In animazione, il direttore artistico è il supervisore di:
- ambientazione;
- scenografia;
- fondali;
- colori.
Si occupa di selezionare in base al progetto in quale ambiente si muoveranno i personaggi. Sceglie anche la palette di colori che sarà usata per tutto il progetto, che farà da filo conduttore per tutta la storia.
Generalmente in grafica e in particolare in animazione, lo stipendio dei direttori artistici è leggermente più alto della media. Questo perché in altri settori ci sono più professionisti ad occuparsi dei singoli elementi. In questo caso, invece, il direttore artistico deve dimostrare competenze non direttamente collegate con il proprio settore.
Direttore artistico nel settore pubblicitario
In pubblicità il direttore artistico ha in mano l’aspetto finale del prodotto (che si tratti di uno spot televisivo, un messaggio radio, una locandina, la confezione di un prodotto).
Mentre il direttore artistico sceglie grafica, colori, disposizione dei blocchi, il copywriter elabora le parti di testo.
I due prodotti, grafico e scritto, verranno poi uniti, revisionati dal direttore artistico, ed inviati al cliente come proposta.
Direttore artistico nell’ambito dell’arte e delle mostre
Un direttore artistico può essere ingaggiato dal curatore di un’esposizione o di una mostra d’arte per pianificare la disposizione delle opere e per creare un percorso adatto agli spettatori.
In questo caso il suo ruolo sarà di dare il massimo risalto alle opere, e di creare un viaggio esperienziale per chi andrà a vederle.
Direttore artistico per concerti
Un concerto articolato (con più palchi, più artisti, coreografie e giochi di luce) può richiedere la presenza di un direttore artistico che sovrintende alle singole scelte.
In questo caso è fondamentale che il pubblico si senta coinvolto dalla performance, come se non fosse uno spettatore ma un protagonista della scena.
Direttore artistico in ambito teatrale e dello spettacolo
In teatro e in generale nel mondo dello spettacolo (anche televisivo) il direttore artistico può supervisionare l’ambiente e lo svolgimento del prodotto per assicurarsi che tutti i suoi elementi siano coordinati ed armonici.
Considerando che la TV è un mezzo “a distanza”, è ancora più necessario trovare modi di coinvolgere gli spettatori, che non si trovano sul posto, come ad esempio durante uno spettacolo o un concerto live.
Direttore artistico per musical o balletto
Il direttore artistico di un balletto o di un musical si occupa non solo di selezionare i ballerini ai casting, ma anche di pianificare lo spettacolo nel suo complesso.
Lavorando a contatto con il coreografo deciderà quale scenografia usare, quali costumi far preparare, se serviranno dei props di scena (fiori, sedie, mobilio, e così via).
Direttore artistico nel campo del cinema
Nel cinema il direttore artistico deve occuparsi di “tradurre” il pensiero del regista in un prodotto filmabile.
In questo caso non lavora da solo: ci saranno con lui anche scenografi, costumisti, addetti agli effetti speciali in sede o in post-produzione a segnalare le criticità e a trovare le possibili soluzioni.
Nel caso del cinema è fondamentale che il lavoro di tutti i creativi sia orientato alla cosiddetta “sospensione dell’incredulità”. Gli spettatori sanno che quello che vedono non è reale, non sta accadendo (e in certi casi non potrà accadere, se pensiamo ad esempio a film fantasy o di animazione). Ma devono essere convinti così bene dalla troupe che, per le due/tre ore del film, non si accorgeranno della differenza con la realtà.
Direttore artistico in ambito discografico
Anche le case discografiche hanno spesso un direttore artistico. In questo caso si occupa di analizzare con l’artista tutti i messaggi che vuole trasmettere e di coordinarli in una narrazione organizzata. Supervisiona anche il lavoro di fonici, tecnici, musicisti, produttori di basi, coristi, e così via.
Proporrà anche la grafica della copertina del disco, organizzerà gli eventi promozionali (sia online che offline) e inizierà a pensare al tour di concerti.
Cosa fa il direttore artistico
Come abbiamo detto, il direttore artistico è un supervisore, diretto dipendente del project manager.
Da lui passa la pianificazione più ordinata ed organica dei singoli tasselli della produzione.
Compreso il piano generale, analizzate le esigenze e le richieste del cliente e valutato il budget, passa poi ad assegnare i compiti.
A seconda del tipo di prodotto da lavorare avrà vari collaboratori, in vario numero. Ad ognuno deve essere chiaro lo scheletro dell’idea, per accordare il proprio lavoro al progetto.
Ogni singolo tassello verrà rivisto e rivisto più volte dal project manager, dal direttore artistico e dal cliente, che richiederà le modifiche. Solamente quando i piccoli segmenti saranno perfetti potranno essere montati insieme e limati perché si accordino in modo ideale.
Per semplificare possiamo dire che le mansioni di un direttore artistico sono:
- progettazione degli eventi;
- accordare l’evento alle necessità logistiche;
- cercare e scegliere attrezzature, materiali e prodotti;
- accordarsi con gli sponsor;
- ideare, pianificare e realizzazione la programmazione dello spettacolo;
- curare i rapporti con gli uffici stampa;
- creare, gestire e supervisionare i casting;
- seguire le prove e tutte le fasi di realizzazione del prodotto.
La formazione: cosa studiare per diventare direttore artistico
Per diventare direttori artistici, ad oggi in Italia non è necessario né avere una laurea specifica, né essere iscritti ad un particolare albo.
Di certo alcune facoltà permettono di acquisire molte competenze facilmente spendibili nel mondo del lavoro, se si vuole diventare direttore artistico.
Tra le più indicate ci sono:
- Scienze della comunicazione, particolarmente indicata per chi ambisce a lavorare nel mondo della pubblicità;
- DAMS (Discipline Artistiche, Musicali e dello Spettacolo), ideale per chi è interessato a concerti, mostre d’arte, spettacoli teatrali, cinema, animazione;
- Scuole di grafica, professionalizzanti e universitarie;
Terminato il percorso è possibile iniziare a lavorare oppure seguire ulteriori corsi di aggiornamento e perfezionamento, sia privati che tenuti da università (come master, scuole di specializzazione, lauree magistrali, e così via).
Le competenze di un direttore artistico
Come in tutte le nostre schede dedichiamo spazio ad analizzare quali sono le competenze di ogni mestiere.
Avendo sotto mano una lista dettagliata è decisamente più facile comprendere su quali tematiche si è forti, e quali invece vanno approfondite e sperimentate più a lungo.
Come sempre, dividiamo le competenze in specifiche (cioè tecniche e diverse per ogni mestiere), ed interpersonali (cioè predisposizioni umane al lavoro e alle altre persone, che non si imparano ma si possono regolare e raffinare).
Competenze specifiche e tecniche
Le competenze tecnico-specifiche di un direttore artistico sono moltissime. Nella sua figura si trovano infatti elementi di tantissime altre professioni, che gli danno un tono estremamente versatile e poliedrico.
Di certo è necessario:
- conoscere i principi di grafica, per sviluppare un progetto facilmente “leggibile” sia dai clienti che dai collaboratori. Conoscere tutti gli strumenti di grafica è quasi impossibile. I più importanti sono di certo Photoshop, Illustrator e InDesign, ma ogni mese escono nuovi software ottimizzati per diversi ambiti. La conoscenza di questo ramo deve essere tenuta sempre aggiornata;
- studiare e saper applicare i principi del management (tempo, risorse, logistica, capitale umano)
- conoscere i principi dell’articolazione artistica, i passaggi di produzione, le necessità di ogni settore;
- conoscere almeno una lingua straniera (l’inglese, ovviamente), per potersi rapportare agevolmente con clienti internazionali.
Competenze interpersonali
Le competenze interpersonali non sono misurabili e di solito non si imparano. Sono propensioni naturali di ogni persona, che può acquisire anche fuori dal lavoro, e che può affinare con l’esperienza.
Un esempio classico di competenza interpersonale acquisita fuori dal lavoro è la capacità di gestione di un team. Non serve essere un manager di mestiere per sapere come gestire un gruppo: si può essere stati capitani di una squadra sportiva, oppure essere il fratello maggiore di una famiglia molto numerosa.
Le più importanti competenze interpersonali per un direttore artistico sono:
- saper comunicare in modo trasparente e “leggibile”, per coltivare rapporti puliti e significativi con colleghi, clienti e addetti stampa;
- sapere come gestire un team di lavoro molto articolato, che ha bisogno di cure, mezzi e tempi diversificati;
- sapere come gestire il tempo e le consegne;
- sapere come ottimizzare gli imprevisti, trovando soluzioni immediate e responsive (problem solving);
- avere un grande senso della creatività e dell’originalità, per differenziare il proprio prodotto da quello di tutti gli altri direttori creativi, spettacoli e programmi.
Lo stipendio di un direttore artistico
Il guadagno di un direttore artistico è davvero molto variabile, in base a molti fattori. Alcuni da considerare sono:
- l’ampiezza della produzione che si sta curando: banalmente un direttore artistico per una major di produzione cinematografica è ben più pagato di un direttore artistico che lavora in una piccola agenzia pubblicitaria o di grafica;
- la nazione in cui si lavora: in Italia gli stipendi per i direttori artistici sono tra i più bassi al mondo, specie se consideriamo le tante competenze che questo professionista deve dimostrare di padroneggiare;
- il periodo storico: con il blocco delle manifestazioni culturali, il mestiere di direttore artistico è ad oggi in forte fase di stallo.
In Italia una figura junior, che ha tra gli 0 e i 3 anni di esperienza, può guadagnare approssimativamente tra i 14 ei 23 mila euro l’anno.
A metà carriera, con 4-9 anni di esperienza, è possibile guadagnarne fino a 36 mila l’anno.
Un senior, o un impiegato in grosse produzioni, può ambire ad un compenso medio compreso tra i 35/36 mila euro e i 75 mila euro l’anno.
La carriera di un direttore artistico
Generalmente la prima mansione di un direttore artistico è quella di runner. Il runner non ha un ruolo operativo, ma supporta i colleghi nella produzione.
Il secondo step è quello del PA: production assistant. Non si tratta di un assistente solamente del project manager, ma di tutto il progetto.
Solamente successivamente è possibile lavorare in operativo come grafici, assistenti alla scenografia o alla preparazione dei casting, e così via, a seconda del settore scelto.
Dopo diversi anni di lavoro come professionisti “singoli” è possibile iniziare a radunare in sé le componenti di numerose figure ed avviarsi alla carriera di direttore artistico.
La media degli annunci per questa figura richiede tra i 5 e gli 8 anni di esperienza come professionisti singoli (grafici, scenografi, animatori, addetti casting, e via dicendo).
L’ultimo step successivo è quello di project manager. Il project manager supervisiona tutti gli aspetti di ogni singolo progetto, e in più dialoga direttamente con i clienti.
Un’ulteriore alternativa è quella della libera professione. Lavorando come freelancer è possibile essere a contatto con realtà artistiche molto differenziate, facendo esperienza in vari campi.
Il futuro
Il futuro del mondo dell’intrattenimento e dell’arte è davvero complicato. In Italia gli investimenti nel settore si sono assottigliati progressivamente nel tempo, e il Covid ha fatto subire a tutta la catena di indotto un contraccolpo difficile da sostenere.
Il futuro del direttore artistico sarà da ridisegnare completamente. Nessuno di noi può sapere quando riapriranno teatri, studi di effetti speciali, sale da concerto.
Quel che è certo, è che in futuro serviranno accorgimenti molto diversi, per organizzare eventi di alta qualità ma che dovranno rispondere a protocolli di sicurezza estremamente più complessi.
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