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Diventare maestra d’asilo nella scuola dell’infanzia: formazione e stipendio

I primi anni della vita dei bambini sono fondamentali per impostare correttamente la loro educazione: insieme alla famiglia, a lavorare per questo scopo ci sono gli insegnanti e gli educatori delle scuole dell’infanzia (asili nidi e materne). 

Fino a non molti anni fa per insegnare come educatore nelle scuole dell’infanzia era sufficiente un diploma di scuole superiori, ma ad oggi la situazione è molto diversa, e lo è tanto di più tanto più ci si avvicina al settore pubblico: nel settore privato e nelle professioni legate all’infanzia ma non al lavoro di educatore negli asili e nelle scuola sono concesse diverse deroghe, che approfondiremo in modo più specifico nella sezione “La formazione”. 

Vediamo insieme quali sono i compiti degli educatori di asili e scuole dell’infanzia, di quali caratteristiche devono essere dotati, quali sono i percorsi formativi da scegliere e le prospettive di guadagno e di carriera da tenere in considerazione.

L’ambiente di lavoro per la maestra d’asilo

Iniziamo a monte, per capire come è diviso il percorso educativo dei bambini tra gli 0 e i 5 anni. 

Tra gli 0 e i 3 anni i bambini possono frequentare, a discrezione delle famiglie, l’asilo nido. La struttura può essere di tipo pubblico o privato, con diverse impostazioni formative o attività specifiche proposte. 

Tra i 3 e i 5 anni i bambini possono frequentare, a discrezione delle famiglie, l’asilo d’infanzia (l’ex scuola materna, come veniva definita). Anche in questo caso il lavoro può avvenire nel pubblico come nel privato. La proposta dei singoli istituti può differire in vari modi per venire incontro alle esigenze delle famiglie e dei piccoli. 

Meglio lavorare nel pubblico o nel privato? 

Subito dopo l’ottenimento della qualifica di insegnante di scuola dell’infanzia o asilo nido è spontaneo chiedersi se vale la pena operare in contesti pubblici o in strutture private.

Entrambe le strade sono valide, ovviamente, ma è necessario domandarsi: 

  • Di che tipo di qualifica si dispone (le lauree consentono l’insegnamento nel pubblico; gli attestati pubblici o privati solamente nel privato e nelle altre attività di educazione e cura dei bambini, come ludoteche, animazioni e baby parking)
  • A che tipo di posizione si ambisce

Lavorare nel settore privato è piuttosto semplice. Sarà necessario compilare un modulo di MAD (Messa A Disposizione) e inviare il proprio CV, completo dei dettagli di formazione e di esperienza pregressa. 

Nel settore pubblico è necessario invece seguire la procedura di tutti i concorsi: 

  • Partecipare ai concorsi pubblici per la selezione dei docenti di ruolo
  • Iscriversi agli elenchi di fascia II nelle graduatorie degli istituti
  • Inviare la MAD, per risultare a disposizione nel caso fosse necessario coprire turni e fare supplenze per cominciare

A quali mansioni si dedica l’insegnante di scuola dell’infanzia

Possiamo dividere la giornata quotidiana dell’insegnante di scuola dell’infanzia, dell’educatore o del puericultore (tre specializzazioni differenti che cooperano nell’insegnamento) in otto momenti distinti: 

  1. Accogliere i bambini
  2. Organizzare e pianificare le attività educative e di socializzazione della classe, all’interno dell’istituto o all’esterno, con attività motorie, educative, proiezioni al cinema, spettacoli teatrali, visite a musei, eccetera. Questa organizzazione fa parte del piano educativo, cioè del documento redatto ad inizio anno e progressivamente adeguato dallo staff che identifica necessità, bisogni ed obiettivi da raggiungere
  3. Organizzare giochi, intrattenimenti e attività ricreative
  4. Curare alimentazione e igiene dei piccoli: più la loro età è bassa, più sarà necessario l’intervento degli educatori, maggiormente impegnati negli asili nidi e nel primo anno della scuola dell’infanzia
  5. Curare, assistere e vigilare sulle giornate dei bambini per garantire il loro benessere e la loro sicurezza
  6. Adeguare ed organizzare gli spazi dedicati alle varie attività e ai giochi
  7. Ricondurre i bambini dai genitori a fine giornata, quando vengono prelevati dall’istituto
  8. Comunicare, in caso di necessità, con le famiglie e monitorare con esse i progressi dei bambini, specie nei casi di bisogni speciali segnalati con la collaborazione dalle istituzioni sanitarie o assistenziali

La mattina i bambini vengono accompagnati dai genitori nell’istituto, e si possono intrattenere con gli educatori per qualche momento per le comunicazioni o per rassicurare i bambini, specie alla loro prima esperienza di distacco da mamma e papà.

Il gruppo di bambini gioca e segue attività educative e formative per tutta la mattina dopo l’appello. Il piano giornaliero viene deciso in base alla disponibilità degli spazi, alle esigenze della classe, alla possibilità di partecipare ad attività esterne all’istituto, agli obiettivi educativi comuni stabiliti con gli altri educatori.

Dopo il pranzo, somministrato dagli educatori, c’è il momento del riposino (per i bambini più piccoli): avranno a scuola con loro il necessario per il cambio e un giocattolo preferito che aiuta a conciliare il riposo.

Dopo il sonnellino verrà portata una merenda dallo staff, e proseguirà la giornata di giochi ed attività, con lo scopo di creare una routine stabile e solida che aiuta i bambini ad integrarsi nel gruppo e sviluppare le proprie capacità di socializzazione, affettività e vedere i propri bisogni soddisfatti.

A fine giornata, i genitori o i delegati della famiglia (i nonni, la babysitter) vanno a riprendere i bambini a scuola per tornare a casa. 

La formazione: cosa studiare per diventare insegnanti d’asilo

Da alcuni anni le qualifiche per accedere all’insegnamento nelle scuole dell’infanzia sono radicalmente cambiate. Vediamo insieme quali sono i percorsi da scegliere se si ambisce a questa posizione professionale. 

Laurea in Scienze dell’Educazione o Scienze della Formazione primaria

Questi due cicli di laurea hanno una durata di 5 anni ciascuno, ed abilitano all’esercizio della professione. La scelta è stata fatta a livello ministeriale perché le ricadute della buona educazione sui bambini sono enormi, ed è necessario personale altamente qualificato e competente in discipline quali: 

  • Psicologia dell’età infantile ed evolutiva
  • Sociologia
  • Pedagogia
  • Igiene
  • Principi della nutrizione e dell’alimentazione infantile
  • Normative di etica professionale

Questi corsi di laurea consentono anche di praticare ore di tirocinio, affiancando insegnanti già abilitati ed iniziando ad accumulare esperienza nell’educazione, nell’accudimento e nell’intrattenimento dei bambini. 

La partecipazione a questi corsi di laurea è a numero chiuso. 

Attestati di formazione

Regioni e comuni, oltre ad enti privati, mettono a disposizione corsi di formazione per l’insegnamento nelle scuole educative dell’infanzia di durata semestrale o annuale. Dopo un certo periodo di tempo di esercizio supervisionato negli istituti (di solito 12 mesi) si è in possesso della qualifica di formazione, valida però solamente per il lavoro negli enti privati.

Abilità e competenze degli educatori di scuola dell’infanzia

Veniamo ora a parlare di un tema delicato, cioè quello delle competenze da possedere per lavorare come educatori ed insegnanti nelle scuole dell’infanzia. 

Per ragioni di chiarezza divideremo le abilità in hard skill (le competenze specifiche, misurabili ed apprendibili) e soft skill (le competenze più generiche e afferenti alla sfera delle propensioni del carattere e della personalità). 

Hard skill

Le competenze più tecniche che i corsi di formazione e la formazione universitaria offrono sono: 

  • Formazione di ambito socio-pedagogico ed educativo, con attenzione particolare all’età evolutiva e dell’infanzia;
  • Abilità di creazione di un piano educativo, cioè di un percorso di lunga durata che analizza le necessità dei bambini, le criticità eventuali e ne tiene conto nella proposta di intrattenimento e cura;
  • Capacità di analisi delle peculiarità dei bambini, per rispondere più prontamente alle loro specifiche esigenze (tra le quali, per esempio, il non essere madrelingua italiani, avere difficoltà di apprendimento, soffrire di particolari patologie)
  • Conoscenza ed applicazione approfondita dei principi deontologici della professione e delle leggi che la regolamentano.

Soft skill

Le abilità più generiche hanno a che fare con la propensione d’animo e del carattere dell’individuo. Per lavorare come maestro o maestra d’asilo o nella scuola dell’infanzia è necessario: 

  • Avere elevate capacità di gestione delle dinamiche di gruppo, declinate all’età evolutiva;
  • Forte empatia e reattività emotiva agli eventi, per rassicurare i bambini, comprendere i loro bisogni, dialogare con i genitori e pianificare con i colleghi;
  • Capacità ottime di relazione con i bambini, i genitori e i colleghi (l’educazione infantile viene considerata l’esito di un lavoro d’equipe, che non può essere demandato ad una sola figura e in cui ogni figura necessita dell’altra per svolgere le proprie mansioni);
  • Alte capacità di gestione, organizzazione e multiattività (o multitasking): nella giornata è necessario dedicarsi a decine di mansioni differenti tenendo conto delle peculiarità individuali che richiedono particolare attenzione, senza però trascurare il senso di gruppo e di comunità;
  • Alta disponibilità, pazienza e capacità di gestione dello stress: il lavoro di educatore nell’età dell’infanzia sottopone a continui rumori, pianti, screzi, litigi e capricci, che possono mettere a seria prova la tenuta nervosa degli educatori. 

Lo stipendio di un insegnante d’asilo

Le prospettive di guadagno per un educatore o educatrice nelle scuole dell’infanzia si aggira tra i 1700 e i 2000 euro: una cifra davvero bassa, se consideriamo sia la lunghezza e difficoltà del percorso formativo, sia il grande dispendio di forze ed energie necessario quotidianamente per seguire le esigenze dei bambini.

Purtroppo, nonostante i molti adeguamenti attraverso cui il sistema scolastico è passato negli anni, l’educazione infantile non ha ancora ricevuto la giusta attenzione e il riconoscimento che le dovrebbe essere dato. 

Le prospettive di guadagno negli asili privati sono leggermente più alte, ma non è detto che questo si trasformi necessariamente in un vantaggio: 

  • Spesso gli orari di lavoro sono più prolungati, perché gli istituti cercano di venire maggiormente incontro alle esigenze delle famiglie
  • Le famiglie sono spesso più esigenti e meno propense alla mediazione delle necessità
  • Alcune scuole dell’infanzia private si adeguano a scuole e teorie educative specifiche, che richiedono una formazione supplementare di settore (per esempio, le scuole steineriane o quelle montessoriane)

Le alternative all’insegnamento

Possono essere molti i motivi per cui non si riesce ad ottenere un lavoro nelle istituzioni pubbliche, primo fra tutti il grande numero di educatori che si presentano ciclicamente alle Messe a Disposizione e ai concorsi. 

Oppure, dopo un periodo di lavoro nel settore privato, la persona può rendersi conto di non apprezzare come aveva immaginato quell’ambiente. 

In questo caso vale la pena confrontare le proposte di altre istituzioni dell’educazione infantile. Tra le varie: 

  • Baby parking, ludoteche e servizi di animazione per bambini: in tutte queste aziende ed attività è possibile mettere a frutto la propria esperienza e rimanere a contatto con i più piccoli. Si tratta di spazi appositi a cui i genitori si appoggiano durante le giornate di lavoro oppure le proprie attività quotidiane, spesso inseriti in aziende, hotel, villaggi turistici, ristoranti o centri commerciali, per tenere sotto controllo le esigenze dei bambini ma potersi nel contempo dedicare più serenamente alle proprie attività. 
  • Baby sitting: con un’esperienza educativa maturata di alto livello è possibile diventare baby sitter privati, da liberi professionisti oppure con associazioni, consorzi ed aziende.
  • Educatori, puericultori ed assistenti alla genitorialità: spesso queste figure vengono contattate dalle istituzioni che curano i rapporti familiare, come i servizi sociali e i consultori, e il loro aiuto può essere davvero vantaggioso per migliorare i rapporti familiari, rispondere più prontamente alle esigenze specifiche dei bambini, fornire sostegno ai neo-genitori e neogenitori.

Per tutte queste attività e mansioni è consigliato l’ottenimento della Laurea quinquennale, ma non è obbligatorio: basta anche la certificazione ottenuta tramite corsi di enti pubblici e privati di durata semestrale o annuale e l’esercizio della professione per l’anno seguente in un ente privato.

Si tratta dunque di alternative che possono interessare anche le persone che decidono di occuparsi di attività e professioni relative all’infanzia dopo la canonica età degli studi, per esempio per recuperare la propria autonomia lavorativa dopo la maternità

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