Stage e lavoro: tutto quello che devi sapere
Sempre più spesso lavoro e stage sono due mondi che si intersecano in maniera profonda per venire in aiuto sia delle aziende che dei moltissimi giovani in cerca di un’occupazione. Per molto tempo lo stage, o tirocinio, è stato la porta d’ingresso verso il mercato del lavoro, lo spazio in cui iniziare a mettere alle spalle un po’ d’esperienza prima di essere assunti in maniera stabile.
Purtroppo nel corso del tempo alcune aziende hanno abusato di questa forma di assunzione, venendo meno a quello che dovrebbe essere il fine ultimo di questa modalità di collaborazione, cioè la formazione del lavoratore attraverso un periodo di rodaggio in relazione alla nuova mansione.
Ma per capire come muoversi al giorno d’oggi riguardo al tirocinio presso un’azienda, vediamo quelle che sono le caratteristiche principali di tutto quello che ruota attorno a questa forma di lavoro molto discussa e controversa.
Tabella dei contenuti
Cosa significa fare uno stage in azienda
Partiamo ovviamente con il definire in maniera precisa quelli che sono i punti focali di un periodo di stage in azienda, per capirne finalità e modalità.
Lo stage aziendale, comunemente conosciuto anche come tirocinio, non è altro che un periodo di formazione professionale che fornisce al potenziale candidato all’assunzione l’opportunità di maturare esperienze e competenze in un determinato ambito lavorativo.
Si tratta di una modalità di formazione molto mirata, che impegnando sul campo il neo assunto, dà modo di acquisire esperienza attraverso situazioni reali, ed al contempo funge come campo di prova realistico per valutare e confermare precedenti competenze acquisite attraverso lo studio.
Un periodo di prova come questo può inoltre fornire preziose informazioni sulle attitudini e le capacità di un candidato, consentendo all’azienda di valutarne la consistenza e la preparazione.
Tipologie di stage aziendali
Ovviamente non esiste un solo tipo di modalità di questa fattispecie lavorativa che si declina soprattutto in base a quelle che sono state le scelte in ambito di formazione scolastica e universitaria. Anzi molto spesso il periodo di stage si svolge contemporaneamente al percorso di studi, garantendo al candidato anche i crediti formativi utili al raggiungimento del titolo di studio stesso. E proprio su questa differenza di periodo si differenziano le due tipologie di stage più comuni:
Stage curriculare
Questo avviene durante il percorso di studi dei candidati e si rivolge esclusivamente a loro. Si inserisce sia nella formazione di tipo universitario che in quella della scuola secondaria di secondo grado (quindi principalmente istituti professionali e tecnici). Nel caso di uno stage curriculare la retribuzione non è obbligatoria da parte dell’azienda ospitante, cosa che crea a tutt’oggi numerose polemiche per l’abuso di questa forma di prestazione da parte delle società. Il pagamento avviene in pratica grazie al rilascio dei crediti formativi utili al completamento del percorso di studi.
Stage extra-curriculare
Questo si colloca temporalmente nella fase intermedia, quella di transizione tra il periodo di completamento degli studi e la ricerca di un lavoro stabile. Prevede una retribuzione minima, che viene stabilità su base regionale tra le varie giunte. Questa sorta di stipendio in realtà oscilla mediamente tra i 300 e gli 800€ mensili, non garantendo quindi una retribuzione sufficiente al sostentamento. Questi stage, che come detto sono regolamentati su base regionale, hanno soprattutto finalità di inserimento e reinserimento nel mondo del lavoro, impiegando spesso anche persone rimaste in disoccupazione o mobilità. Pertanto sono fondamentali anche come funzione sociale, perché consentono di rientrare nel mondo del lavoro anche a chi è over 40 e magari ha perso l’occupazione in seguito a qualche crisi aziendale.
I requisiti per uno stagista
Il lato dei requisiti per iniziare uno stage, o per mettere in organico un nuovo stagista, sono in realtà una serie di condizioni più orientate a regolamentare le imprese piuttosto che a modificare le possibilità d’ingresso dei potenziali nuovi assunti. Se infatti per questi ultimi non ci sono particolari paletti, per le aziende vengono messe in atto alcune misure il cui scopo sarebbe quello di impedire un uso improprio di questo tipo di manodopera.
Lo stagista: quali requisiti deve avere?
Non esistono, in base alle normative attualmente vigenti, dei limiti d’età entro cui un potenziale neo assunto possa svolgere un periodo di stage. Le uniche prescrizioni in merito riguardano le differenze tra stage curriculare ed extra-curriculare.
- Nel caso di uno stage curriculare il candidato dovrà necessariamente essere iscritto ad un percorso di studi per accedere al periodo di tirocinio in azienda
- Nel caso di stage extra-curriculare si dovrà invece presentare, salvo casi particolari e concordati, un DID, cioè il Documento di Immediata Disponibilità al lavoro, rilasciato dai centri per l’impiego per attestare la condizione di disoccupazione del tirocinante.
Stagisti per le imprese: limitazioni attuali
Come detto per arginare l’utilizzo improprio della figura dello stagista, vengono applicati alcuni paletti ai quali devono attenersi le aziende interessate a questa forma di assunzione. Prima di tutto il numero di tirocinanti in organico deve rispettare queste proporzioni:
- Aziende con numero di dipendenti da 1 a 5: massimo 1 stagista
- Aziende con numero di dipendenti da 6 a 19: massimo 2 stagisti
- Aziende con 20 dipendenti o più: Stagisti nella misura di massimo 10% del totale organico
Queste sono indicazioni di massima che possono talvolta cambiare su base regionale, ma che comunque si applicano nella stragrande maggioranza dei casi.
Anche le tempistiche di mantenimento in organico di uno stagista variano e sono regolamentate, sempre in linea generale con qualche piccola variazione su base regionale. Per dare comunque un’idea sui tempi, diciamo che la durata minima è di 2 mesi di stage mentre la massima è solitamente di 12 mesi. La proroga è possibile una volta soltanto e deve comunque rispettare i tempi di durata massima. Nell’ambito delle tempistiche sono contemplate anche sospensione ed interruzione. La prima si attua in casi come la chiusura per ferie dell’impresa, oppure maternità e malattie gravi. La seconda può essere richiesta in qualsiasi momento da ognuna delle tre parti promotrice del periodo di stage (quindi sia il tirocinante che l’ente promotore che l’azienda stessa)
La figura dell’ente promotore per uno stage
L’ente promotore è una figura essenziale nell’attivazione di tirocini. Ha la responsabilità di sottoscrivere il contratto di stage, che altrimenti, senza la sua firma, non avrebbe valore.
Secondo la normativa, infatti, gli stage in azienda devono essere promossi da un soggetto terzo, per l’appunto l’ente promotore, che costituisce un punto di riferimento sia per l’azienda che per lo stagista, svolgendo inoltre un’attività di monitoraggio sulla conformità del processo.
Per poter operare nell’attivazione di tirocini, l’ente promotore deve essere accreditato presso il Ministero del Lavoro, e/o avere un accreditamento regionale o un’autorizzazione ad attivare stage nella regione di riferimento dell’azienda.
Per quanto riguarda gli stage extracurriculari, l’ente promotore può essere un’Agenzia per il Lavoro accreditata dal Ministero del Lavoro, che operi a livello regionale o nazionale.
Per gli stage curriculari, invece, l’ente promotore è solitamente un’istituzione scolastica, un’università o un ente di formazione accreditato dalla Regione di riferimento.
Ecco i compiti specifici dell’ente promotore:
- Stipula una convenzione con l’azienda, controllando che al suo interno siano contenuti i dati legali di azienda ed ente promotore, nonché gli aspetti normativi che regolano il contratto.
- Redige un progetto formativo che riporta obiettivi e modalità di svolgimento dello stage, oltre ai dati anagrafici dello stagista e alle informazioni sul suo percorso.
- Verifica che l’azienda nomini un tutor con valenza formativa, che affianchi lo stagista passo per passo nel suo percorso di stage.
- Nomina un tutor con responsabilità di supervisione, che offra assistenza a stagista e azienda per tutto il periodo di durata dello stage.
- Assicura il tirocinante contro infortuni e responsabilità civile.
Differenze tra stage e apprendistato
Spesso si sente parlare in maniera quasi intercambiabile di stage e apprendistato, utilizzando i due termini come sinonimi. In realtà le due fattispecie sono estremamente diverse nella sostanza, anche se nella pratica le aziende stesse vedono in queste due forme di lavoro una valida alternativa ai contratti classici.
Rispetto allo stage che abbiamo definito qualche riga fa, l’apprendistato è un contratto diretto somministrato dall’azienda al lavoratore, che si prefigge gli stessi obiettivi dello stage formativo, ma lo fa su periodi più ampi. Senza entrare troppo nello specifico possiamo dire che una delle differenze fondamentali è costituita dall’età dei candidati che, se nello stage non ha limiti, per il contratto di apprendistato ha nella maggioranza dei casi il limite massimo di 29 anni per accedere a questo tipo di contratto.
Come detto anche la durata varia sensibilmente, e si passa dai 12 messi massimo di uno stage, a periodi di apprendistato che possono raggiungere anche i 3 anni presso la stessa azienda, e senza interruzioni del rapporto di lavoro. Inoltre un’impresa che assume apprendisti, soprattutto se in grande percentuale all’interno del proprio organico, deve sottostare ad alcune clausole di stabilizzazione di queste figure, per arginare il fenomeno dell’abuso di questa forma di contratto.
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