Perfezionismo
Il perfezionismo è un tratto caratteriale che denota una forte tendenza a svolgere le attività lavorative ed extralavorative aspirando ad una perfezione non facilmente attuabile.
Eseguire le attività con l’idea di svolgerle in maniera perfetta e impeccabile è indubbiamente un approccio positivo, è una spinta, in altre parole, a superare le avversità e a raggiungere il successo.
Al contrario quando il perfezionismo è troppo accentuato, può causare infelicità e stress.
In questo articolo, il perfezionismo è trattato sotto diversi punti di vista, sono riportate le cause e le quali caratteristiche ha una personalità orientata verso tale tendenza.
Successivamente, sono riportati i pareri degli esperti sul tema e i contributi fino ad oggi forniti dalla letteratura scientifica riguardo il perfezionismo.
Tabella dei contenuti
Quali sono le cause del perfezionismo
Le cause che spingono una persona verso il perfezionismo, sono principalmente guidate dalla volontà di evitare il fallimento in un’attività e di esporsi ad un giudizio negativo da parte degli altri.
Fattori come la concorrenza e la competitività sempre più presenti sul posto di lavoro, negli ultimi anni hanno fatto sì che molte persone ricerchino con ossessione la perfezione in ogni mansione a loro assegnata.
Quando il perfezionismo è portato a livelli estremi, nonostante non sia riconosciuto come una malattia mentale, causa comportamenti simili ai disturbi osservati nei soggetti che soffrono di disordini ossessivi compulsivi (OCD), o disturbi compulsivi della personalità (OCPD).
Tratti comuni di una personalità perfezionista
Ognuno di noi ha una propria personalità che può essere più o meno incline al perfezionismo.
Il problema con la suddetta personalità è che nella realtà dei fatti, ambire alla perfezione rende difficile raggiungere gli obiettivi, il che paradossalmente rende più efficaci e produttive le persone consapevoli che non tutte le attività possono essere svolte senza alcuna imperfezione o imprecisione.
I seguenti tratti caratteriali denotano una personalità perfezionista:
- Non accettare un lavoro “quasi perfetto”
I perfezionisti si pongono degli obiettivi ambiziosi e lavorano duramente per raggiungerli. Non accettano e non ritengono finito un lavoro o un’attività fin quando questa non rispetta gli elevati standard che si sono auto imposti.
- Criticare sé stessi e gli altri
Tale personalità è incline alla critica rivolta sia verso sé stessi, sia verso il proprio team di lavoro. Persone troppo critiche possono causare malcontenti all’interno di un posto di lavoro ed essere accusate di un uso sbagliato della leadership.
- Porsi degli obiettivi irrealizzabili o irrealistici
Spesso un perfezionista si prefigge di realizzare uno o più obiettivi difficilmente realizzabili. Questo modo di procedere denota tutte le differenze tra una personalità ambiziosa e una personalità perfezionista. La prima riesce a beneficiare del successo, la seconda invece, si trova spesso a dover fare i conti con l’impossibilità di raggiungere un obiettivo.
- Focalizzarsi esclusivamente sui risultati
Un perfezionista è esclusivamente concentrato sul raggiungimento del risultato e difficilmente è orgoglioso del lavoro svolto. La sensazione di sconforto per non essere riuscito in un’attività alla perfezione può essere causa dell’insorgere di depressione, stress e burnout.
- Rimandare e procrastinare
Sebbene possa sembrare un paradosso, il perfezionista tende a rimandare lo svolgimento delle attività poiché è alla costante ricerca del momento e delle condizioni perfette che spesso non arrivano mai.
- Bassa autostima
I perfezionisti spesso hanno una bassa autostima. Ciò è dovuto dalla loro personalità fortemente autocritica che li porta ad essere perennemente insoddisfatti.
Gestire la propria personalità perfezionista
Un perfezionista vive costantemente un dualismo, se da un lato avverte una forza che lo spinge alla ricerca di alti standard qualitativi dall’altro può provare sentimenti di ansia e immobilismo.
Qual è il modo migliore per affrontare la propria tendenza ad essere un perfezionista?
- Cercare di non farsi sopraffare dalla pressione
Secondo Alice Boyes, psicologa e autrice di “The Healthy Mind Toolkit” e “The Anxiety Toolkit”, l’obiettivo di un perfezionista dovrebbe quello di utilizzare tale tendenza come un punto di forza piuttosto che sentirsi infelici quando un lavoro non si è riusciti a svolgerlo alla perfezione.
- Concentrarsi sul quadro generale
Un perfezionista al fine di non cadere nell’immobilismo, dovrebbe costantemente chiedersi se tale comportamento sta portando dei benefici in termini di costi e tempi. Invece di concentrarsi troppo sui dettagli, essere consapevoli che ogni lavoro ha una scadenza e che a volte bisogna accettare che possa non essere perfetto, può portare numerosi vantaggi.
- Pianificare le attività
Organizzare il proprio lavoro secondo dei tempi ben definiti entro i quali terminarlo, può aiutare un perfezionista ad arrestare la costante ricerca di ogni piccolo errore. Pianificare le attività è un modo di lavorare che aiuta chiunque ad aumentare la propria efficienza e produttività.
- Pensare positivo
Essere costantemente insoddisfatti dei risultati raggiunti in un’attività porta un individuo all’infelicità. Quando ciò accade, è necessario focalizzarsi sui successi raggiunti in passato, affrontando con fiducia e positività le nuove sfide che il mondo del lavoro propone ogni giorno.
Come relazionarsi con un perfezionista
Generalmente lavorare con un collega o un superiore dalla personalità perfezionista, può portare alcuni problemi nel relazionarcisi. Raggiugere la perfezione infatti, in molte attività è una mera illusione e quando vi sono scadenze da rispettare e tempi stretti, un collega troppo concentrato sui dettagli potrebbe causare alcuni problemi.
Come abbiamo visto il sentimento alla base di un perfezionista è la paura di fallire, una paura che porta tali persone ad avere difficoltà nel delegare compiti e ad essere intransigenti e inflessibili.
La presenza di una persona attenta alla perfezione e ai dettagli in un team di lavoro, può dunque essere uno svantaggio ma anche un vantaggio se si conoscono quali strategie attuare al fine di utilizzare al massimo una tendenza che in fondo, può tornare utile all’interno di una squadra.
Come gestire al meglio una personalità perfezionista?
- Assegnarli un giusto lavoro
Quando si è a capo di un team e si ha la possibilità di decidere a chi affidare determinati compiti, il consiglio è di evitare di assegnare ad un perfezionista progetti molto eterogenei tra loro.
La suddetta attenzione permette al perfezionista di specializzarsi in un determinato compito e di acquisire la giusta esperienza e fiducia nelle proprie capacità.
- Cercare un compromesso
Una buona pratica è quella di confrontarsi con un perfezionista cercando di fargli capire l’importanza di consegnare un lavoro entro le scadenze e come un lavoratore realmente di successo è colui in grado di sviluppare altresì soft skills quali l’adattabilità, la flessibilità e la capacità di lavorare in team.
- Valutare in anticipo i risultati attesi
Un perfezionista potrebbe impegnarsi nell’eseguire un lavoro ben oltre quelli che sono i risultati attesi. Ad esempio, se l’obiettivo è svolgere una ricerca di mercato di 20 pagine, un perfezionista potrebbe consegnarne 50, impiegando molto più tempo rispetto quanto previsto. Specificare in anticipo qual è il risultato che si intende raggiungere, aiuta tale personalità ad essere più efficiente sul posto di lavoro.
- Spiegare i vantaggi nel delegare alcuni compiti
Un altro aspetto proprio di un perfezionista è la scarsa fiducia verso il prossimo. Alcune attività però per essere svolte entro le scadenze è necessario che siano eseguite da più persone. Spiegare ad un perfezionista i vantaggi che si possono ottenere nel fidarsi di un collega, può aiutare nei processi di allocazione ottimale del lavoro.
- Aumentare la consapevolezza che le aziende non sempre si aspettano la perfezione
Un datore di lavoro è consapevole che non tutte le attività possono essere svolte in maniera perfetta. Spesso i budget a disposizione e le scadenze imminenti spostano le priorità, da un lavoro perfetto verso un lavoro consegnato e svolto in maniera tale da soddisfare le aspettative del cliente senza aggiungere dettagli non richiesti.
Quali personalità perfezioniste esistono
In un report dal titolo: “Just let it go” pubblicato da Hogan, un’azienda specializzata nella valutazione delle personalità e nello sviluppo della leadership, si è analizzato come gestire una personalità perfezionista sul posto di lavoro.
Come riportato dall’autore Ryan Ross, ogni ufficio ha un perfezionista, il quale in genere si aspetta che tutti si adeguino al suo modo di intendere il lavoro. Se da un lato, i perfezionisti sono lavoratori diligenti che contribuiscono a mantenere disciplinato un luogo di lavoro, dall’altro possono essere oggetto di critiche da parte dei colleghi che vedono nella loro personalità una certa presunzione.
Secondo la letteratura, esistono tre forme di perfezionismo:
- Auto-orientato
- Orientato verso l’altro
- Auto-prescritto.
Perfezionismo auto-orientato
È una forma di perfezionismo che include altri tratti della personalità come l’autostima elevata, l’autoefficacia, l’intraprendenza, la predisposizione all’apprendimento e l’altruismo. Tuttavia, in situazioni di carico di lavoro eccessivo, tali individui tendono a non rendere al meglio poiché si focalizzano in maniera eccessiva sui dettagli.
Perfezionismo orientato verso l’altro
È una tendenza propria dei soggetti che hanno delle aspettative non realistiche verso le capacità degli altri. Un atteggiamento che porta tali perfezionisti ad essere critici nei confronti del prossimo. Le conseguenze di tale atteggiamento possono portare a compromettere i rapporti interpersonali. Il lato positivo del perfezionismo orientato verso l’altro è dato dal fatto che tali soggetti sono fermamente convinti che gli altri siano in grado di svolgere le attività in maniera perfetta e per questo motivo, se presi per il verso giusto, possono dimostrarsi degli ottimi motivatori.
Perfezionismo auto-prescritto
Un perfezionista auto prescritto vive costantemente nel timore di poter deludere gli altri. Questi soggetti sono convinti che l’unico modo per non deludere il prossimo è quello di svolgere un lavoro in maniera perfetta.
L’impatto di un perfezionista all’interno dei luoghi di lavoro
Il fattore che accomuna qualsiasi tipo di perfezionismo è la paura di sbagliare e di conseguenza che gli errori commessi possano generare un feedback negativo.
Le ricerche condotte da Hogan, mostrano che l’attenzione ai dettagli dei perfezionisti può essere utile e vantaggiosa in molte situazioni. In particolare, nei perfezionisti si denotano elevati standard di professionalità, di ordine e un atteggiamento esigente verso sé stessi gli altri.
Al contrario, tra i fattori negativi si evidenzia la difficoltà in tali soggetti nello stabilire le priorità e nel delegare.
Il ruolo di un perfezionista negli ambienti di lavoro è stato anche oggetto di una ricerca pubblicata dall’European Journal of Economics, Finance and Administrative Sciences dal titolo “Role of Perfectionism at Workplace” e condotta da Malikeh Beheshtifar, Fateme Mazrae-Sefidi e Mahmoud Nekoie Moghadam.
Definizioni e forme di perfezionismo
Secondo lo studio, il perfezionismo risulta ampiamente studiato in ambito psicologico ma risultano ancora poco diffusi gli studi riguardo tale personalità negli ambienti di lavoro.
Il perfezionismo è definito sia come un tratto della personalità piuttosto stabile che non cambia nel tempo e che quindi risulta essere una caratteristica radicata della personalità.
Secondo Besharat et al. 2010, il perfezionismo può essere definito come un tratto della personalità caratterizzato dall’impostare standard di performance eccessivamente alti, unito ad una valutazione estremamente critica del proprio modo di agire.
Sono diverse le definizioni e i punti di vista che i ricercatori hanno fornito riguardo il perfezionismo. In particolare:
- Per Maslow, è una lotta per raggiungere la perfezione utilizzando le proprie potenzialità e talenti caratterizzata dall’assenza di nevrosi.
- Secondo Dabrowski, è una forza in grado di far crescere e sviluppare un individuo. Lo studioso attribuisce al termine un’accezione positiva.
- Secondo Adler, è il tentativo di ribellarsi al sentimento di disperazione.
- Per Hamacek, è un’unione di pensieri e comportamenti che portano ad avere delle aspettative elevate riguardo le proprie prestazioni.
- Per Burns, è la ricerca di obiettivi impossibili da raggiungere in termini di produttività e realizzazione.
- Per Brodsky, è una fantasia interiorizzata;
- Per Lazarfeld, è la ricerca della perfezione, un’attitudine nevrotica che produce un distacco dalla realtà.
Secondo Silverman, è una forza astratta che produce l’energia per una conoscenza interiore e il desiderio di dare un significato alla propria vita.
Aspetti positivi e negativi del perfezionismo sul posto di lavoro
Generalmente le aziende che richiedono operazioni svolte con costanza e dedizione apprezzano avere al loro interno dei perfezionisti. Tali organizzazioni o attività sono caratterizzate dal non potersi permettere alcun margine di errore, come ad esempio può essere la professione di un chirurgo.
Studi dimostrano che il perfezionismo quando assume una connotazione positiva genera uno stato di orgoglio nell’individuo, quando al contrario assume una connotazione negativa provoca ansia, vergogna e ostilità.
Altri studi dimostrano altresì che i soggetti perfezionisti raggiungono migliori risultati accademici e riescono ad elaborare efficaci strategie lavorative, altri invece sono colpiti da problemi di tipo psicologico e da dubbi e preoccupazioni riguardo le loro prestazioni.
Secondo Niknam, Hossinian e Yazdi, forme di perfezionismo positivo producono avanzamenti di carriera, maggiore autostima e in definitiva migliori possibilità di autorealizzarsi.
Al contrario, anche i suddetti studiosi riscontrano in alcuni perfezionisti una bassa autostima e depressione.
Lavorare verso un perfezionismo di tipo positivo è dunque un’attività che l’individuo deve cercare di raggiungere dentro di sé al fine di sviluppare delle difese che preservino il proprio ego e che evitino di procrastinare i compiti assegnati.
Entrambe le tendenze di perfezionismo fin ora descritte sono accumunate dall’essere focalizzate sul raggiungimento di un risultato e dalla ricompensa che ne deriva.
Il perfezionismo è dunque un atteggiamento personale che può essere definito anche come una filosofia di vita. Questa porta a rifiutare qualsiasi cosa che non rientri nei propri canoni di perfezione.
Il perfezionista è naturalmente portato a richiedere il massimo da sé stesso e dagli altri, caratteristiche che in generale risultano apprezzate dai selezionatori del personale e dai datori di lavoro. Tuttavia, come evidenziato dall’articolo e dagli studi condotti, esiste un “lato oscuro del perfezionismo” che potrebbe portare a comportamenti non apprezzati dai colleghi o dal titolare, oltre che conseguenze nella salute personale come depressione e stress.
Come sottolineato da Hurley, R. & Ryman, 2003, è fondamentale che un manager perfezionista comprenda che esiste un confine oltre il quale gli aspetti e le conseguenze negative del perfezionismo superano quelle positive.
Inoltre, alcune qualità quali la creatività e la responsabilità, potrebbero essere difficilmente riscontrabili in un individuo perfezionista. Tali soggetti potrebbero anche essere difficili da gestire, soprattutto quando ricoprono la carica di lavoratore subordinato.
Gli studiosi hanno individuato 10 punti che un datore di lavoro potrebbe provare ad attuare al fine di migliorare le prestazioni di un lavoratore subordinato:
- Fornirgli informazioni chiare e approfondite;
- Effettuare un inventario delle attività lavorative;
- Non permettergli di deviare dalle metodologie e strategie interne all’azienda;
- Impostare una strategia SMART secondo la quale gli obiettivi devono essere specifici, misurabili, realizzabili e realistici.
- Impostare un piano di lavoro definito;
- Evidenziare positivamente quando riesce a rispettare i tempi di consegna di un lavoro;
- Confrontarsi al fine di permettergli di superare la paura del fallimento;
- Utilizzare il dialogo come strumento per imparare dai propri errori;
- Lavorare affinché apprezzi l’imperfezione;
- Non sottoporgli un carico di lavoro troppo elevato che possa causargli elevati livelli di stress.
In conclusione, è importante tenere presente che nessuna attitudine o tratto caratteriale di per sé è positivo o negativo. Ogni lavoratore ha le sue qualità, i suoi pregi e i suoi difetti.
Le ricerche dimostrano che il perfezionismo non è una condizione unidimensionale come spesso si è erroneamente considerato in passato.
L’auspicio dei ricercatori è che le evidenze oggi presenti possano essere utili ai valutatori delle risorse umane al fine di trovare le giuste metodologie e i corretti approcci per permettere ad una personalità perfezionista di esprimere tutto il potenziale.
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